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La maschera Bombasin – La tradizione carnevalesca a Rovigo

Maschera decisamente inquietante a mio avviso. Fa parte della tradizione carnevalesca più arcaica. È una maschera che viene utilizzata anche in altre zone d’Italia e del Polesine. Più volte ha trovato riscontro proprio nel rodigino, tanto da divenire tipica: il Bombasin. Come tutte le maschere arcaiche è di tipo antropomorfo e viene seguita dalla musica. Veniva concepita dai contadini nei primi giorni del Carnevale. Questi passavano travestiti di casa in casa, chiedendo ogni tipo di genere alimentare: i famosi riti di questua.

Il nome deriva dal fatto che per coprirsi usavano un mantello fatto di bombasina, ovvero una sorta di cotone. La maschera era appunto zoomorfa e spesso rappresentava: orsi, tori, asini, cavalli, capre, draghi. Sopra il copricapo venivano legate lunghe corna. Poteva essere concepita con un particolare tipo di legno, la Robinia. Oppure usavano la mandibola del maiale o del bue per ricrearla. In ogni caso, il tutto veniva ricoperto da pelle di coniglio.

Era un copricapo che veniva utilizzato per spaventare chiunque si incontrasse lungo la strada. Aveva una bocca che si apriva e chiudeva, azionata tramite cordicella nascosta. Aumentava così il terrore di chi lo incrociava. Spesso il rumore dei denti faceva scappare a gambe levate il mal capitato. Al corpo venivano legati nastri rossi e campanelli. Come dicevo, spesso era accompagnato da un uomo che suonava al suo fianco il violino o il cembalo. Era chiamato lo zingaro. Altre volte compariva anche il bovaio che guidava la maschera. Il bombasin non era per nulla simpatico o gentile. Questo modo di travestirsi presenta numerose analogie con varie tradizioni presenti in diverse parti del mondo.

Il “terribile” Bombasin

Ora, immaginatevi questa maschera che ballonzolante arriva verso di voi, avvolta da musica strana e dallo svolazzare di nastri rossi e dal tintinnio dei campanelli. Spesso la maschera simulava di mordere chi incontrava. E solo il boaro lo allontanava tirandolo via con un colpo secco. Immaginatevi pure questa scena. Fingiamo per un attimo di avere 4 anni, 5 al massimo. Chiudete gli occhi e immedesimatevi nella situazione in cui il bombasin vi guarda.

Sono certa che vi ritroverei vicino la gonna di vostra madre. Direi che alcuni staranno addirittura sotto. Io di sicuro sarei spalmata su di lei, come ad avvolgerla nel tentativo vano di diventare un tutt’uno. Per i più piccolini incontrarlo era certamente fonte di grande apprensione e pure di incubi notturni. Guardando lo squalo non ho personalmente dormito per anni se non con la luce accesa. Se avessi incontrato il bombasin non avrei più chiuso occhio.

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Era il boaro che impediva di essere per così dire “sbranati” o catturati dallo stesso bombasin. Certo, i più grandi sapevano bene che era uno scherzo. Quindi spesso finivano per imitarlo, deriderlo e giocarci. Vari comunque i significati metaforici di questa figura: l’orso rappresenta la natura che si risveglia e riprende il suo ciclo naturale. Ricordiamoci infatti che l’orso è in letargo d’inverno e ricompare in primavera. Gli altri animali personificano i morti che si ripresentano sulla Terra, pronti a essere cattivi qualora non venissero ricompensati con il cibo. Il boaro rappresenta il desiderio dell’uomo di domare la natura per i propri vantaggi, tema sempre molto attuale.

Quest’anno potrete stupire tutti e mascherarvi nel ricordo della tradizione, di sicuro sarete originali in ogni senso.

La maschera Bombasin – La tradizione carnevalesca a Rovigo ultima modifica: 2018-01-25T14:07:16+01:00 da Sibilla Zambon
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