Omar Rizzato - La nostra intervista all'handbiker "atleta chirurgo"

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Omar Rizzato
Interviste

Omar Rizzato – La nostra intervista all’handbiker “atleta chirurgo”

Ciao Omar, intanto complimenti vivissimi, perché per il secondo anno consecutivo sei il vincitore assoluto del GIRO D’ITALIA DI HANDBIKE, vestendo così la maglia rosa più prestigiosa.

Mi permetto di raccontare un po’ di te. A 16 anni la tua vita è rimasta stravolta all’improvviso da una malattia che ti fa perdere l’equilibrio, non ti permette di coordinare i movimenti e di parlare in modo fluido. Dalla sera alla mattina, nel vero senso della parola. All’inizio si è paralizzata solo la parte sinistra del tuo corpo e poi, dopo un anno circa, anche la parte destra coinvolgendo la parola. Non ti ha dato nemmeno il tempo di abituarti, ma ti sei trovato catapultato in questa realtà, in cui hai dovuto imparare a gestire nuove situazioni. Una sindrome non progressiva fortunatamente, che almeno ti permette di stare in piedi da solo. Si chiama Sindrome piramidale cerebellare ed è rarissima.

Lo sport e le sfide

Sei sempre stato uno sportivo, prima giocavi a rugby in mischia con il numero 9 e hai vinto pure lo scudetto nel ’90.

Che ruolo ha ricoperto lo sport nell’affrontare il periodo di dolore dopo la manifestazione della malattia?

Il rugby è uno sport venerato a Rovigo, ma non è solo questo. Direi che è anche un insegnamento di vita, per cui mi ha sicuramente aiutato nell’affrontare la mia nuova condizione e poi ovviamente ci ho messo del mio.

Per 4 anni non ho voluto vedere nessuno. Ad un certo punto è scattato qualcosa dentro di me..sono cambiato e ho ripreso in mano la mia vita. Ho iniziato a frequentare una scuola per disabili ad Este e dopo 5 anni ho trovato lavoro in un ufficio, sempre in quel paese, dove sono rimasto per 13 anni.

Ti dirò, per molto tempo non ho fatto sport. Con la mia patologia credevo non fosse possibile farne, perché ho problemi di coordinazione. Per fortuna non di forza. Avevo provato altre cose ma non erano adatte, l’handbike è perfetto.

L’Handbike

In cosa consiste questo sport?

Simile al ciclismo però invece di pedalare con le gambe lo fai con le braccia. Io raggiungo anche i 40km/h. Tutti gli sport per disabili hanno diverse categorie, che cambiano non a seconda dell’età o del livello di allenamento, ma bensì dalla malattia che hai.

Io gareggio nella categoria MH2.

Omar Rizzato

Hai 40 anni, sei originario di Stanghella e da qualche tempo vivi da solo a Rovigo.  Come mai hai scelto questa piccola cittadina per vivere ed allenarti?

Scelta “dovuta” se vuoi…Rovigo è sempre stata nella mia vita fin da giovanissimo: Stanghella è attaccata, venivo al Battaglini spesso per gli allenamenti di rugby e poi per le superiori….ero sempre a Rovigo.

Per quale società ti alleni? Chi sono i tuoi compagni, la tua squadra?

Mi alleno per GSC Giambenini, alcuni miei compagni sono: Landoni, Farinati, Brigo, Buffo, Dal Canal, Lavagnoli. Siamo una quindicina tra chi corre e chi si occupa dell’amministrativo. Io sono uno dei più piccoli d’età, perché in questo sport gioca tanto il livello psicologico, se sei concentrato o meno. Ovvio che anche l’allenamento è importante, ma non basta. Ci vuole molta testa.

L’amore per l’handbike

Come è nato questo amore e cosa provi prima di ogni gara? Rituali scaramantici?

Un giorno in ferie ho visto un ragazzo in handbike e mi sono subito interessato.  In realtà volevo solo fare la maratona del Santo a Padova. Fatta quella, non ho più smesso: 4 maglie rosa, 2 assolute, ho partecipato al campionato italiano di assoluto con 2 secondi posti e un terzo, nella coppa del mondo sono arrivato ottavo e nelle ehg (sarebbe l’europeo) ho ottenuto un terzo posto.

Per il 2018 mi sono prefisso altri obbiettivi, ho bisogno di nuovi stimoli, di prefiggermi nuove mete.

Come ogni sportivo, solo scatti rubati all’inizio di una competizione. Nessuna foto e “odio” chi al momento dell’iscrizione mi guarda e dice: “Adesso corriamo per il secondo posto!”. Non è così: una rottura, una caduta…Nulla è scontato, mai. Prima di ogni gara, cuore a mille, che sia la gara del paese o la coppa del mondo.

La cura dei dettagli

Dedichi moltissima attenzione e tempo anche allo studio della tua bicicletta con il tuo meccanico Lorenzo Zanirato. Come è nata questa sinergia tra di voi?

Lo reputo una persona squisita in tutti i campi. Meravigliosa. Tempo fa, il giorno prima di una gara, avevo bisogno di sistemare la bici perché aveva un problema, ma a Stanghella il negozio era chiuso. Così il mio amico Massimo Ghirotto, ciclista professionista, me l’ha consigliato e ho provato a sentirlo. Subito si è adoperato per aiutarmi.

Purtroppo le nostre bici non vengono aggiustate da meccanici qualsiasi e sono molto costose, perché sono abbastanza complesse, comunque ancora adesso lui mi aiuta in qualcosina.

Ti chiamano l’atleta chirurgo se non sbaglio. Dieta e sacrificio sempre per ottenere i risultati prefissi o ogni tanto ti concedi qualche serata “folle” con gli amici?

Innanzitutto ciò che mangiamo è la nostra benzina, non possiamo pretendere di andare a mille mangiando schifezze. Sono 10 anni che rispetto il mio corpo, ma fuori periodo di gare mi permetto qualche libertà ultimamente.

La diversità

In una società in cui si parla tanto di diversità, cosa ti senti di dire ai ragazzi di oggi, spesso pieni di malessere interiore che rovesciano sopra chi li circonda?

Diversità intanto non esiste. Cosa c’è di normale, in primis? Comunque, i ragazzi che si sentono diversi dovrebbero tirar fuori le palle e andare avanti. La vita è come andare al bar e prendere un caffè. Tutti sono capaci di ordinarlo, la differenza è se metti lo zucchero e poi mescoli. Devi aggiungere qualcosa di tuo in quello che fai, nulla è regalato o scontato, dobbiamo guardare ciò  che abbiamo attorno e imparare a valorizzarlo.

Gli insegnamenti giusti

Come credi si possano gestire in modo concreto e sano queste frustrazioni che travolgono i più piccoli?

Se non le fanno uscire dalla loro testa, più avanti vanno e più problemi si creano…secondo me, è anche chi li circonda che li fa crescere con problemi interiori, che in realtà non esistono. I bambini sono spugne, hanno bisogno di insegnamenti giusti, corretti e concreti fatti di esempi da imitare. Devono sapere che i loro problemi non sono niente, sono tutti superabili, devono tirar fuori il carattere.

Io non mi sono buttato sotto un treno, ero circondato da persone che mi hanno aiutato a guardare il lato positivo. Genitori e insegnanti devono dare il giusto esempio essendo anche duri, con dei divieti e delle negazioni. A mio papà bastava guardarmi, nessuno a casa mi ha mai dato nemmeno una sberla.

Quello sguardo mi pietrificava all’istante, era una questione di rispetto. Oggi manca questo tipo di educazione. Più difficile non significa affatto meno bello. A volte alcuni gesti quotidiani che facciamo in automatico, senza rendercene conto, presi da altri pensieri, contribuiscono a rendere la vita delle altre persone più dura. 

Le cose da cambiare

Qual è quella di terzi che in assoluto ti fa più “incazzare”? 

Sono incazzato con il mondo intero Sibilla, perché c’è troppo menefreghismo, arroganza. È qualcosa di brutto, di veramente brutto. Sono fortunato a non essere nato adesso, in questo periodo storico. E nonostante questo, credo sia l’Italia il miglior paese dove vivere.

Sono arrabbiatissimo con le nuove generazioni, perché non si rendono conto che hanno tantissimo. Se avessi avuto io tutto quello che hanno loro a disposizione, avrei almeno provato a sfruttarle. Dovrebbero quantomeno provarci. Invece spesso si limitano a piangersi addosso.

Rovigo e gli allenamenti

Cosa ti piace di Rovigo, della gente e cosa invece vorresti migliorare?

I giardini con le torri sono bellissime e molto sceniche, piazza Vittorio Emanuele è fantastica. Ma le strade sono orrende. Con il traffico, in allenamento devo andare piano per forza. Diciamo che faccio i 30 km/h, ma stando davvero attento a qualsiasi cosa. 

In linea generale preferisco allenarmi sui colli, ma a volte lo faccio anche a Rovigo. Parto da città giardino, proseguo per San Sisto, poi Villadose, passo da Cavarzare e arrivo fino a Chioggia..il giro più lungo che percorro con gli altri compagni anche.

Per quanto riguarda le persone, beh trovi gente con mentalità sia aperta che chiusa a Rovigo…dipende da chi incontri e forse anche da come ci si pone gli uni rispetto gli altri.

Partecipare e vincere

L’importante é: partecipare, vincere o partecipare per vincere? Ovvero quanto conta per te il giusto approccio psicologico per affrontare ogni sfida quotidiana?

La vittoria è dentro di noi. Bisogna sudarsela con degni avversari; io sono uno di quelli che te la rende difficile. A gara finita sono felice se ho dato il massimo e magari non sono nemmeno arrivato primo. Mi arrabbio quando non cerco la vittoria, quando non raggiungo il traguardo sudato. Per cui assolutamente partecipare per vincere.

Nello scrivere questo articolo ho pensato a tutti quelli che rincorrono la normalità.  Credo che non sia la stessa per tutti.  Ognuno si crea la propria e ognuno ricerca la propria. È una parola molto banale ai miei occhi, che racchiude in sé un senso molto più ampio di quello che siamo abituati a darvi. 

Altro non è che una serie di abitudini costanti che siamo assuefatti a gestire quotidianamente e che, nel loro piccolo, ci rendono felici. È per questo motivo che ciò che non ci appartiene, ci spaventa in qualche modo e ne prendiamo le distanze.  

Si smette di aver paura quando si apre la mente e si accetta tutto ciò che cambia e stravolge le nostre vite. Tutte belle le nostre normalità, proprio perché sono tutte diverse. Apprezziamo anche quelle altrui. 

La dedica di Omar

Omar Rizzato è un grandissimo sportivo, infinita la lista delle vittorie ma Omar sottolinea che le più importanti restano quelle personali per cui è meraviglioso svegliarsi la mattina, come Silvia. Mi racconta che non credeva fosse possibile che quella ragazza stupenda, laureata, così intelligente si innamorasse proprio di lui, ragazzo semplice. Parte piano Omar in questa gara, tiene i piedi per terra per paura di farsi male ma in fondo sa di aver perso completamente la testa.

Mi confida che non doveva nemmeno partecipare quest’anno, ma che cambia idea perché Silvia gli trasmette forza, entusiasmo e grinta! È il suo angelo ed è lei la sua musa inconsapevole.  “La seconda maglia rosa assoluta è di Silvia” mi sussurra Omar.

Avvicinarsi all’Handibike

Un onore per me avervi potuto raccontare qualcosa di questo grande e semplice uomo. Omar vorrebbe aiutare le persone con patologie a capire che si possono comunque fare cose fantastiche, che nulla è finito, ma si può gioire della vita partecipandovi attivamente e non essendo solo spettatori. Non bisogna chiudersi in casa a guardare il tempo trascorrere da una finestra, limitandosi ad osservare le vite altrui. 

Per questo motivo ha aperto una pagina fb in cui darà a chiunque lo contatti, aiuto per approcciarsi al mondo dell’handbike. La sua pagina ufficiale si chiama Handbike con OMAR. Eccovi il link diretto:

https://www.facebook.com/handbikeconomar/

Mi raccomando, fatene buon uso, fatelo girare e invitate più amici che potete.

Grazie Omar, anche per questo regalo.

Omar Rizzato

Omar Rizzato – La nostra intervista all’handbiker “atleta chirurgo” ultima modifica: 2017-12-07T12:15:43+01:00 da Sibilla Zambon
Omar Rizzato – La nostra intervista all’handbiker “atleta chirurgo”

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