“Le radici sono qualcosa di profondo, ma l’identità muta a seconda di dove ti trovi. Quando studiavo a Roma mi sentivo Veneto e rodigino, a Bruxelles ero italiano, a Boston, europeo“. Enrico Spolaore è uno di quei personaggi che, dopo poche parole, ti dà subito la netta sensazione di trovarti di fronte una persona che ha tutti gli argomenti per destare ore ed ore di interesse. E’ in città perchè, stasera alle 18, presso l’Accademia dei Concordi, riceverà l’ambito riconoscimento delle “Le Due Torri d’oro“. Ancora più ambito in quanto conferito ogni triennio ad un polesano che ha tenuto alto l’onore del territorio nel mondo. Nulla di più meritato per Enrico che, economista di fama mondiale, è considerato uno dei nomi eccellenti della ricerca nel campo dell’interazione tra l’Economia e la Politica.
Gli studi ed il primo approccio all’Economia
“Sono andato via dall’Italia nel 1989, poco prima della caduta del muro di Berlino. Mi sono laureato in Economia e Commercio a Roma e sono stato indirizzato verso l’esperienza all’estero dai miei professori”. Facciamo un passo indietro e scopriamo che Enrico Spolaore ha studiato al Liceo Classico e si avvicina all’economia mescolando insieme le sue passioni, per la Storia e la Matematica. Facendo un progetto sulla “Grande Depressione” scopre quella che poi diventa il suo amore : l’unione di rigorosi modelli matematici con accadimenti importanti dal punto di vista storico e politico. Questo il motivo per cui si iscrive ad Economia a Roma.
“Sono nato a Rovigo, ma papà all’epoca lavorava alla Fiat ed è stato trasferito a Roma, quindi ho frequentato lì l’università, alla Sapienza. Ho avuto la fortuna di avere come professori alcune delle menti più eccellenti (come Ignazio Visco, attuale governatore della Banca d’Italia) e proprio loro mi hanno incoraggiato verso un’esperienza di studio all’estero“. Un periodo indubbiamente fertile quello vissuto in ateneo a Roma, visto che, intorno alla facoltà, gravitavano grandi nomi dell’Economia. Federico Caffè e Mario Arcelli, per citarne un paio.
Il primo viaggio in Usa
“La mia idea diventa quella di fare un dottorato negli Stati Uniti e poi tornare in Italia. Magari per lavorare in Banca d’Italia, che per me è sempre stato un punto di riferimento a livello di studi economici. Ho fatto domanda in alcune tra le università più prestigiose: Princeton, Harvard, Yale, Brown. Con mia grande sorpresa mi accettarono tutte. Il prestigio di Harvard era quello che maggiormente mi attraeva e sono andato lì (dove per altro ho incontrato molti professori con cui ho stretto rapporti di amicizia, tra cui Alberto Alesina)“.
Enrico mi spiega il meccanismo per i dottorati di ricerca, che, nelle Università americane è, in sostanza, la prassi. “Non serve per forza avere dei soldi per frequentare il dottorato. La bravura viene riconosciuta e premiata dall’ateneo che, in moltissimi casi, riconosce delle borse di studio per permettere il termine del percorso. La nostra università è una delle migliori e non ha nulla da invidiare ad altri percorsi di studio stranieri. Io volevo tornare comunque in Italia o almeno in Europa ed andai a Bruxelles. Nel frattempo mi ero sposato ed anche mia moglie era una ricercatrice in ambito economico. Abbiamo valutato che, per la nostra idea di ricerca, gli Stati Uniti erano il posto migliore, così decidemmo di lasciare l’Europa“.
Di nuovo in Usa ed alcune teorie
“Tornati nell’area di Boston mi sono dedicato anche all’insegnamento, presso il Boston College e presso la Brown University“. Enrico trova però il lavoro ideale presso la Tufts University che, dopo Harvard, è la seconda più antica università della città. E’ un ateneo più piccolo ma rinomato per il dipartimento di relazioni internazionali. Gli studenti sono di altissimo livello e viene vista come una “Small Open Economy“. Una piccola economia aperta in una posizione privilegiata dal punto di vista intellettuale. Ad oggi, Enrico prosegue le sue attività di ricerca. Basta andare su Google Scholar e digitare il suo nome per capire quanto impatto possano avere nel mondo accademico.
Già negli anni ’90, studia la formazione e la dissoluzione degli Stati e delle unioni politiche. Mi cita l’ex-repubblica iugoslava e le ex repubbliche sovietiche, ma anche i primi movimenti secessionistici italiani ed europei. Insieme ad Alberto Alesina scrive “The Size of Nations“, un lavoro sulle nazioni e sulle secessioni. Un libro importante e premonitore che in qualche modo anticipa, ad esempio, il trend della Brexit e dei movimenti secessionisti. Un’analisi che poneva l’accento su come l’integrazione economica non avrebbe avuto come logica conseguenza l’integrazione politica.
L’Italia e le sue radici
“Sono rimasto negli Stati Uniti. Oggi ho un figlio che ha vent’anni e studia lì. Non ho mai interrotto i rapporti con l’Italia, in particolare col Veneto e con Rovigo. Questo riconoscimento mi riempie di orgoglio e mi commuove. E lo ringrazio soprattutto perchè mi permette di tornare ad incontrare ed interloquire con la comunità dei rodigini“. Enrico oggi sarà presente al Liceo Paleocapa ad incontrare un nutrito gruppo di studenti. “Papà ha studiato lì, mamma ha fatto le magistrali in città e mia nonna, che era di Boara Polesine, aveva il papà insegnante“.
“Poi, alle 18 sarò all’Accademia dei Concordi, un’istituzione storica ed importante che insieme ai Lions, promuove da sempre dibattiti nella società civile. Oggi avrò l’opportunità, tra l’altro, di parlare di un argomento importante: l’Europa“.
Noi ci auguriamo ci possa essere quanta più gente possibile per riservare ad Enrico l’accoglienza che merita.