La comunità di Costa – Cenni storici di vita economica, sociale e religiosa

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La comunità di Costa – Cenni storici di vita economica, sociale e religiosa

Costa - immagine della Piazza

Il primo paese che si incontra partendo da Rovigo, percorrendo la linea ferroviaria che porta a Verona, è Costa.
Dalla stazione, attraverso un lungo viale alberato, si accede alla piazza. Da qui si dipartono le strade per Rovigo, Arquà, Fratta, Villanova del Ghebbo e Lusia. Sulla piazza si trovano le chiese parrocchiali di San Giovanni Battista e di San Rocco Confessore, la chiesa dei caduti e il municipio.
Giungendo dalla periferia, percorrendo le due strade arginali sulle sponde dell’Adigetto, si possono incontrare diverse vecchie dimore rurali ed eleganti palazzi che trasmettono la sensazione di un passato ricco di storia e di vita. Ed è effettivamente così. Costa, soprattutto nel Quattro-Cinquecento, ha ospitato un numero rilevante di abitanti ed ha intessuto stretti rapporti economici con la repubblica veneziana diventando così un centro con un tessuto abitativo importante e una fiorente economia.

I primi riferimenti su Costa e il suo territorio

Le prime notizie dell’abitato di Costa ci giungono grazie a una serie di documenti della prima metà del XII secolo. In essi si fa riferimento a una località indicata con il toponimo “Costa” o “La Costa”. Si può quindi supporre che all’epoca Costa fosse una striscia di terra posta tra una serie di aree umide, probabilmente l’Adigetto (allora chiamato Adige poiché era il ramo principale del fiume) e una delle numerose paludi che occupavano il territorio.
Nel 1115 la località era stata interessata da una consistente donazione da parte del marchese Folco d’Este a favore del monastero di San Benedetto di Polirone. Si trattava di venti mansi equivalenti a circa 136 ettari posti nelle vicinanze dell’Adige. Leggendo l’atto di donazione, riportato dallo storico Ludovico Antonio Muratori, si comprende qual era all’epoca la configurazione del territorio di Costa, diversa da quella attuale. Il Po e l’Adige in epoca medievale hanno più volte variato il loro corso con conseguenze sull’ambiente e i centri abitati. Hanno favorito la nascita e il fiorire di molte comunità ma anche la loro cancellazione a causa delle rotte devastatrici a cui sono stati soggetti.

Costa - pianta della città

Foto: Mazzetti (1983)

Sino al XVI secolo l’Adige (Adigetto) aveva una notevole portata d’acqua e costituiva un’importante via di comunicazione per i maggiori centri abitati del Polesine. Da Costa, volgendo verso est, si arrivava a Rovigo, al mare e quindi a Venezia, risalendo il fiume si arrivava a Lendinara, Badia e Verona. Già nel XII secolo erano possibili collegamenti tra il Po e l’Adigetto attraverso canali e paludi. Numerosi erano infatti i laghi e gli acquitrini, oltre alla presenza del Gaibo. Quest’ultimo era probabilmente un vecchio ramo dell’Adige utilizzato poi nel periodo delle bonifiche come scolo del territorio.

L’andamento della popolazione e la vita della comunità nel Cinquecento

Le visite pastorali svolte dai diversi funzionari religiosi ci forniscono informazioni piuttosto precise sull’andamento della popolazione a Costa nel corso del tempo. Nel 1549 la parrocchia contava circa 2400 abitanti. Un secolo più tardi il numero scese drasticamente (circa 1400) a causa soprattutto dell’ondata di peste degli anni 1630-31. Si assiste poi a una crescita graduale, passando da 1630 abitanti nel 1703, a 1746 nel 1785, fino a 1809 nel 1830.
Per la parrocchia di Costiola le informazioni sono meno puntuali. Nel 1711 erano registrati 581 abitanti, saliti a 809 nel 1808.
Nel Cinquecento la popolazione era quindi rilevante e la vita civile intensa e regolata da un precettore pubblico. Il luogo di riferimento della vita della comunità era il Pavaion, situato all’incrocio della strada che porta ad Arquà (dove oggi si trova Villa Sandi). Gli abitanti di Costa si riunivano nel Pavaion per deliberare le scelte più importanti, utili alla vita della popolazione. Nominavano procuratori e difensori della comunità, sceglievano le abitazioni per ospitare i soldati e decidevano gli interventi per la regolazione delle acque e la bonifica.

Costa - Edificio

Foto: Mazzetti (1983)

La vita locale era regolata secondo le norme degli statuti del Polesine. Il massaro era la figura che amministrava i beni e i denari pubblici della villa. Rispondeva al podestà di Rovigo e affiancava i pubblici agrimensori nelle attività di misurazione. Inoltre rappresentava la comunità di Costa nelle votazioni per la scelta dei galeotti e dei combattenti da mettere a disposizione della Repubblica Veneta.
Diversi atti notarili dell’epoca evidenziano la presenza in Polesine, e quindi anche a Costa, di numerose famiglie provenienti da altre città del centro-nord. In particolare molte famiglie provenivano da Verona, Milano, Mantova, Cremona, Brescia e Bergamo. Le famiglie bergamasche erano le più numerose e le più influenti sull’economia, come risulta da diversi atti commerciali.

Costa nei secoli XVIII-XIX

La vita di Costa nel Settecento era piuttosto vivace, caratterizzata da una discreta attività commerciale e dalla presenza di diversi mestieri. Tra i vari, si poteva incontrare lo speziale, il medico, il chirurgo, il sensale (mediatore), il casolin (pizzicagnolo), il beccher (venditore di carne), il calzoler oltre al mercante e al bottegaro.
Alla fine del Settecento l’occupazione francese pose fine in Polesine alla dominazione veneziana e causò drastici cambiamenti anche nella vita civile di Costa. Cambiarono la legislazione e la vita amministrativa, vennero soppressi i monasteri, le confraternite e i relativi beni furono incassati dal demanio.
La dominazione austriaca nel 1813 subentrò a quella francese. Si distinse per lo sviluppo dei commerci grazie al ripristino di strade e alla realizzazione, verso la metà del secolo, della ferrovia Rovigo-Padova. È il periodo del tramonto della nobiltà locale e della progressiva affermazione della borghesia. A Costa le conseguenze della rivoluzione napoleonica non si avvertirono pesantemente. L’operosità tradizionale del paese era nota e i rapporti con Rovigo e le altre realtà polesane garantivano sempre occasione per produrre e affermarsi.

La chiesa di San Giovanni Battista

La dimensione religiosa ha sempre assunto un ruolo di primaria importanza nella storia di Costa. Le due parrocchie (Costa e Costiola) le numerose cappelle e le confraternite laicali sono state, e sono, il riferimento per tanti aspetti della vita comunitaria. Diverse chiese (oltre alle due parrocchiali spicca il Sacrario ai Caduti per la Patria) e capitelli si possono trovare a Costa.
La chiesa di San Giovanni Battista venne costruita tra il 1162 e il 1167. Nel ’62 il vescovo Vitale dona tre quarti della decima per la realizzazione dell’edificio e cinque anni più tardi papa Alessandro III conferma la donazione e l’avvenuta costruzione. Nel 1300 la chiesa conobbe una ristrutturazione e un ampliamento necessari per accogliere i numerosi fedeli che frequentavano le cerimonie liturgiche. La lapide che ancora oggi si può osservare nella facciata della chiesa fa riferimento all’opera di ristrutturazione. Un ulteriore restauro avvenne probabilmente nei primi decenni del Cinquecento, come si desume da diversi atti notarili.

Costa

Foto: Mazzetti (1983)

Costa

Foto: Mazzetti (1983)

Gli atti di una visita pastorale del 1604 forniscono una descrizione dell’interno della chiesa. Era presente un’unica ampia navata con cinque altari: l’altare maggiore, quello del Rosario, l’altare dedicato allo Spirito Santo, l’altare di San Sebastiano e uno senza titolo. È rimasta conservata inoltre un’interessante pala d’altare, attribuita al pittore veneziano Fabio Canal (1703-1767), raffigurante la Beata Vergine col Cristo morto, San Giovanni Evangelista e altri santi. Il soffitto della sagrestia è considerato opera di Mattia Bortoloni (1696-1750).
Una nota relativa a una visita del 1562 fa riferimento alla costruzione del campanile, costata circa 600 ducati.

La chiesa di San Rocco Confessore di Costiola

La chiesa di San Rocco Confessore venne realizzata per far fronte all’aumento demografico del Cinquecento e alla conseguente esigenza di disporre anche a Costiola di un edificio dove celebrare le funzioni liturgiche.

La costruzione avvenne tra il 1593 e il 1605. Nel 1593 il vescovo Lorenzo Laureti diede il consenso all’opera e i fedeli affrontarono gli oneri della realizzazione. Avrebbero dovuto quindi individuare il terreno, il denaro, provvedere al lavoro per le opere murarie, la dotazione annua e la casa del sacerdote. La famiglia Tomiati di Costa donò il terreno adatto in cambio di prerogative particolari nella vita della comunità. Si trattava di “un pezzo di golena posta et situata in detta villa della Costiola, poco di sotto dal ponte”.
Dopo l’avvio dei lavori sopravvennero diverse difficoltà. Il vescovo in una lettera dell’agosto 1593 invitò tutte le parrocchie della diocesi a contribuire alla realizzazione della chiesa in cambio di particolari meriti spirituali. Il completamento avvenne entro la festa di San Rocco del 1605. Se questo non fosse successo Costiola sarebbe tornata sotto la giurisdizione di Villanova.

Costa

Foto: Mazzetti (1983)

La chiesa di San Rocco è a un’unica navata nelle cui pareti si aprono i due accessi alle cappelle votive. Vi si possono ammirare alcune opere di Giambattista Canal (1745-1825) e un organo opera di Gaetano Callido (1727-1813).
Nei decenni successivi alla costruzione della chiesa i rapporti fra Costa e Costiola non furono sempre facili a causa di attriti e rivalità. Talvolta dovette intervenire il vescovo ma un compromesso veniva sempre raggiunto dai massari delle parrocchie. Le processioni venivano svolte in giorni diversi, le messe in orari alterni, avendo cura che il suono delle campane di una chiesa non disturbasse il suono dell’altra.

Fonti: Mazzetti A. (1983), Costa. Vita economica, sociale, religiosa di una comunità sul fiume. Note storiche 

Foto copertina: ilpolesine.com

La comunità di Costa – Cenni storici di vita economica, sociale e religiosa ultima modifica: 2019-01-17T11:59:49+01:00 da Tommaso Ferrari

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