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La dominazione Estense, terza e conclusiva parte

La chiesa di San Francesco, importante durante la dominazione estense

La storia della dominazione Estense continua con questa terza ed ultima parte.

Gli indizi di una situazione particolarmente favorevole si possono ravvisare in alcune iniziative edilizie di cui giungeva notizia. Nel 1343, il vescovo di Adria, faceva costruire la propria residenza presso il Duomo. Altra indicazione è la presenza, almeno dal 1370, di una scuola pubblica cittadina. E’ alla fine del ‘300 che, infatti, comincia il lungo periodo di travaglio del Polesine e, in particolare, per Rovigo. durerà oltre un secolo, fino alla conquista veneziana degli inizi del ‘500.

La riconquista di Este dai Padovani

L’avvio di quel periodo è legato al tentativo di Alberto D’Este di riconquistare Este dai Padovani, forte dell’appoggio dei Milanesi. Il tentativo fallisce, causando, come ritorsione, la devastazione del rodigino, nel 1389. La guerra si riaccende l’anno dopo e solo la capacità diplomatica dei Veneziani riesce a tenerla a bada. Alla morte di Alberto, che avviene nel 1393, le condizioni del Ducato di Ferrara sono allo stremo. Il suo successore, il giovanissimo Niccolò III si vede costretto a chiedere, nel 1395, un prestito di 50.000 ducati, da restituirsi in cinque anni, ai Veneziani. In pegno, il Polesine. Si avvia da allora, sul territorio, una doppia amministrazione, ferrarese e veneziana.

Via Silvestri, sede di Palazzo Silvestri, molto importante durante la dominazione estense

La convivenza non poteva che essere deleteria e dura ben oltre i cinque anni previsti visto che Niccolò riesce a restituire solo una piccolissima parte di quanto prestato. Egli, fomentato dal suocero Francesco Novello da Carrara, signore di Padova, tenta, nel 1404 di recuperare il Polesine con un’azione militare. L’avvio sembra promettente (che comporta il saccheggio di Rovigo da parte delle truppe vincitrici) la contesa si risolve a favore dei Veneziani. Questi ultimi riescono a scacciare definitivamente anche i Carraresi da Padova ed estesero il loro dominio anche sul quel territorio. La Serenissima si ritrova così a confinare con il Polesine.

Carestie ed epidemie nella dominazione Estense

Alle calamità degli uomini si aggiungono quelle naturali. Le carestie dovute alle battaglie erano ormai endemiche e, a queste, si aggiunge la peste che nel 1413 colpisce Rovigo. In questa occasione, la nobildonna Piacenza Casalini, lascia disposizioni affinchè la sua casa, presso la chiesa di Santa Giustina venga trasformata in un ospedale dedicato a Sant’Antonio Abate. L’altro ospedale esistente, all’interno delle mura ed intitolato a Santa Maria della Misericordia (già documentato nel 1283), risulta infatti insufficiente per l’assistenza a malati e poveri. Un’altra epidemia di peste è documentata nel 1428. Nel 1430 per manifestare riconoscenza per la fine del morbo, i rodigini ampliarono la chiesa di San Francesco, aggiungendo una navata sulla destra dell’edificio.

Il 1438 è un anno terribile. La guerra contro i Visconti di Milano costa a Venezia lo sfaldamento delle alleanze che fino ad allora l’avevano sostenuta. In quello stesso anno, infatti, i Gonzaga di Mantova passano dalla parte dei Milanesi. Per Venezia è ampiamente giustificato il timore che gli Estensi (imparentati coi Mantovani) imitassero l’esempio. Per eliminare ulteriori motivi di possibile conflitto e per potersi creare un valido presupposto di riconoscenza, il Senato Veneto decise di condonare il debito di Niccolò III che ormai si era triplicato, restituendo il Polesine agli Estensi. Una decisione che sembrava rappresentare l’occasione per far ritornare il territorio alla normalità.

La rotta di Castagnaro

Purtroppo, non avviene quanto le premesse lasciavano supporre. L’Adige, in autunno, rompe nei pressi di Castagnaro e provoca uno dei più grandi disastri della storia del Polesine. Il delicato sistema idraulico, in essere tra Adige e Po, viene drasticamente sconvolto. Alcuni storici dell’epoca, sostengono che il dissesto idraulico è provocato apposta dai Gonzaga allo scopo di allagare le Grandi Valli Veronesi e poter trasferire dal Po all’Adige una flotta di guerrieri con cui combattere i Veneziani. Come è logico pensare, le operazioni belliche in corso, ritardarono ogni possibile soccorso ed ogni intervento utile per far fronte al disastro. Nel 1454 è il Po a inondare e, seppur in modo meno drammatico rispetto all’Adige, le conseguenze sul territorio sono pesanti. Solo nel 1469 si pone in essere, a Canda, la prima bonifica.

Il palazzo dei Roverella. famiglia importante durante la dominazione estense

Rovigo, leggermente elevata rispetto al territorio, non ebbe conseguenze troppo drammatiche da questi eventi. L’effetto è comunque quello di avere a disposizione concessioni e favori per alleviare gli effetti del disastro. Queste calamità non impedirono comunque alle famiglie nobili di emergere ed i Silvestri costruirono la loro dimora in un modo che, per l’epoca, era indubbiamente molto pretenzioso. I Roverella, dal canto loro, nel 1474, epoca di costruzione del proprio palazzo, risultano all’apice del loro prestigio. Ad essi viene assegnata una ulteriore attività di prestigio, la costruzione del convento di San Bortolo. Il Polesine si avvia verso una lenta ma inesorabile ripresa economica. E’ in questo contesto che, nel 1482, Venezia muove guerra a Ferrara con un pretesto ed annette a se il territorio di Rovigo ed alcuni comuni limitrofi che permettono alla Serenissima di avere accesso diretto sul Po.

Fonte: Rovigo, ritratto di una città. 

 

La dominazione Estense, terza e conclusiva parte ultima modifica: 2019-05-10T09:16:58+02:00 da Alessandro Effe

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