I caduti di Porto Viro: monumenti che parlano silenziosamente

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I Caduti di Porto Viro: monumenti che parlano silenziosamente

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Che cos’è un monumento? Una costruzione dell’uomo? Un complesso di materiali che tendono a rappresentare qualcosa? Si! Ma non solo. Ciò che da significato ad una mera fabbricazione di questo tipo è il ricordo. La memoria della gesta degli uomini e degli eventi passati che prende vita nelle piazze, nei parchi, nei giardini. Dalla più grande città fino al più piccolo dei paesi. Reminescenze, nella maggior parte dei casi, di nefasti avvenimenti che hanno lasciato segni indelebili nella comunità. In quello che Eric J. Hobsbawm ha definito il secolo breve, miriadi di monumenti sono stati eretti, ognuno con tanti, troppi nomi incisi a rimembrare vittime di guerre e combattenti caduti per difendere la propria terra.

Porto Viro ci offre una serie di monumenti ai caduti che incarnano benissimo il cambiamento e il susseguirsi di conflitti che, partendo dalla Prima guerra mondiale arrivano fino ai giorni nostri. Ciò che mi ha dato uno spunto di riflessione su questi è il materiale con cui essi sono stati costruiti. È mia intenzione sfruttare i corredi dei monumenti come metafora per sottolineare l’antitesi dell’evoluzione tecnologica nel tempo. Quasi a volerci dire che più combattiamo più necessitiamo di rapportarci con il passato. In questo caso è curioso come più si avanza temporalmente più il materiale cambia all’inverso.

Monumento ai caduti di Porto Viro: Prima guerra mondiale

Questo monumento ai caduti è stato collocato a Piazza Matteotti nel 1927. Esso è la prima opera in Polesine dello scultore bolognese Gaetano Samoggia. Autore, di magnifici bassorilievi, utilizza in larga misura una linea naturalistica con ascendenze romantiche e gran parte dei suoi fregi a stucco sono da leggere in chiave di fantasia compositiva1.

L’opera raffigura un soldato che sorregge un baluardo. Dietro di lui il leone di Venezia (la Serenissima agli inizi del 1600 decise il taglio del ramo del Po per impedire l’interramento della laguna). Sopra a tutto l’aquila romana, simbolo dell’Italia fascista. L’aquila viene definita romana proprio perchè rappresenta il simbolo del potere di Roma e dell’imperatore in quanto icona di Giove e dell’esercito. Utilizzata dal regime fascista ritroviamo essa in molte costruzioni del periodo. Il basamento del monumento è di Marmo mentre per la lastra dei caduti è stato utilizzato il bronzo. Le iscrizioni mettono in risalto la vittoria italiana sull’ Austria-Ungheria.

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Monumento ai caduti di Donada di Porto Viro: i caduti di tutte le guerre

Questo monumento ai caduti si trova in piazza G. Marconi a Donada di Porto Viro. È stato collocato in questa piazza, vicino alla chiesa della visitazione di Maria Ss nel 1990. Esso è posizionato su un basamento preesistente, datato 1925 e demolito dai fascisti per il recupero dei metalli nel 1942. Il monumento raffigura un soldato che sorregge un compagno. La particolarità sta nelle divise dei due in quanto il soldato in piedi porta un uniforme della seconda guerra mondiale mentre l’altro indossa una divisa della Grande guerra. Osservando il basamento possiamo vedere inciso il nome dello scultore del precedente monumento. Trattasi di A. Dalla Rosa mentre l’autore dell’attuale monumento è lo scultore Piazza. L’opera è costruita con marmo e bronzo e riporta il nome dei caduti.

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La presenza di soldati provenienti da due guerre diverse tra loro ci dice quanto il passato sia ancora fondamentale. L’abbraccio dei due combattenti si può intendere proprio come unione di due epoche storiche che hanno segnato la storia dell’Italia2.

Monumento del carabiniere nel Mondo

Questo monumento mi ha particolarmente colpito, non solo per i materiali di cui è composto ma per il suo significato intrinseco. Dei monumenti di Porto Viro sopra descritti questo è il più recente. Nato dal genio di Zangirolami Carluccio è datato 4 aprile 2009. Voluto per rendere omaggio ai caduti di Nassiriya, esso raffigura un carabiniere che cerca di difendere un bambino. Simbolicità traducibile nell’azione di carabinieri, poliziotti, soldati ecc, che ogni giorno garantiscono al cittadino sicurezza e protezione mettendo a rischio la propria vita. Questo monumento di Porto Viro è singolare in quanto è costituito non solo di ottone e pietra ma da frammenti e schegge di artiglieria risalenti alla Prima guerra mondiale.

Considerazioni

Il trattare questi tre monumenti mi ha fatto riflettere sul tempo e sulle guerre che, ininterrotte, continuano ad inserirsi prepotentemente nella vita di tutti noi. Ecco che, spostandoci su una linea del tempo, osserviamo la stupidità della guerra che si evolve con tecnologie sempre più sofisticate. Da guerra di trincea, passando per guerra atomica fino ad azioni di terrorismo e di sfruttamento del terrore. Questi monumenti sono, secondo me, come le lancette di un orologio che avanzano nel tempo, muovendosi però in senso antiorario partendo dal Marmo, dal bronzo, dall’ottone fino ad arrivare ai giorni nostri retrogradendo in senso positivo, utilizzando proprio i mezzi che hanno causato morte, a simboleggiare che noi tutti vogliamo ricordare ciò che è stato.

Nomi, date e incisioni che vengono fissate per durare nel tempo, che vogliono ricordarci cos’è stato ma soprattutto CHI è stato. Siamo disposti a cadere per un ideale? Per la libertà? La vita che è stata tolta a uomini, donne e bambini nel corso dei conflitti non è ripagabile con un monumento, perchè il loro valore non si misura con la pietra o con il bronzo, ma una lezione che questa fabbricazione umana ci vuole insegnare è che alla fine la memoria è parte della vita e quella può rimanere viva nei secoli. Queste costruzioni sono ciò che con la manualità umana può essere fatto, l’unico ringraziamento materiale a chi ha sacrificato la vita per garantire ai posteri una dignità, la possibilità di scelta, la libertà di vivere.

1Remweb.it/personaggi-gaetano-samoggia
2pietredellamemoria.it/pietre/monumento-ai-caduti-di-donada-di-porto-viro

I Caduti di Porto Viro: monumenti che parlano silenziosamente ultima modifica: 2018-12-13T10:34:45+01:00 da Marco Bardelle

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