I paesaggi del Delta del Po rodigino visti agli infrarossi
Presso la Biblioteca Comunale di Porto Viro, dal 6 aprile fino al 24 dello stesso mese, sarà possibile visitare la mostra fotografica firmata da Matteo Albertin e Matteo Barbon: “Visioni nel Delta”, fotografie ad infrarossi di paesaggi alle foci del Po. Sarà lo spazio dedicato alla sala convegni ad accogliere l’esposizione, in quello che era l’ex macello comunale adibito ora non solo all’importante ruolo di biblioteca, ma anche come centro per eventi culturali a 360 gradi. Presentazioni di libri, concorsi letterari e punto di riferimento del comune polesano.
Una nuova visione del paesaggio: il Delta del Po ad infrarossi
Espandere la percezione visiva della realtà con l’infrarosso, andando oltre quello che è lo spettro visibile umano, fin dalla sua scoperta nel 1800 ha permesso progressi in vari ambiti: medici, militari, trasmissione dati, culturali (analisi di quadri ed evidenze archeologiche). La sua applicazione artistica, come nuovo strumento di espressione, ha permesso ai fotografi di tutto il mondo di reinterpretare ciò che siamo abituati ad osservare tutti i giorni, offrendo una visione completamente diversa. Nulla o quasi resta invariato. Solo le forme restano immutate, acquistando al tempo stesso una nuova identità.
La filosofia dietro lo scatto: parola agli autori
I due Matteo, amici di lunga data, fotografi con molti progetti alle spalle e altri all’orizzonte, concepiscono questa serie di foto quasi per caso. Complici una vecchia Reflex Canon inutilizzata (modificata allo scopo) e la voglia di sperimentare. Attrezzati di un apparecchio digitale “vetusto” e un obiettivo 28mm del 1984, partono alla riscoperta di luoghi per loro noti, ma attraverso un nuovo punto di vista. Il soggetto prescelto è il Delta del Po ed i suoi paesaggi. Quasi per osmosi, utilizzare mezzi datati diventa un modo per entrare in sintonia con l’ambiente nei suoi elementi peculiari. Fatti di panorami a volte considerati anonimi e strutture abbandonate. Il risultato è un mondo onirico, dove l’invisibile diventa visibile e viceversa. Ciò che spesso ignoriamo si svela con una nuova veste: strade, chiese, alberi, tralicci, fiori. Il cielo, così meraviglioso in una terra priva di montagne a nasconderlo, risponde trasformandosi in un ancor più esaltante protagonista.
Il messaggio da cogliere
Ecco allora che tutto viene messo in discussione. Che le cose nascoste, dimenticate, ignorate, prendono vita. Suscitando emozioni nuove o sopite. Cosa sarebbe altrimenti la fotografia, se non un modo per trasmettere un messaggio? Quello dei due artisti, utilizzando vecchi apparecchi, è innanzitutto di non lasciarsi sopraffare dalla rincorsa alla novità, al nuovo modello più tecnologicamente avanzato. Per usare le parole di Albertin: “Siamo noi a decidere, non la tecnologia, ma ce lo siamo scordati”. In secondo luogo, ma non meno importante, c’è l’invito ad osservare il Delta del Po con occhi nuovi, con amore, incoraggiando a prestare attenzione ad ogni singolo elemento del paesaggio, sia esso naturale od antropico. Usando l’invisibile per fotografare luoghi invisibili, ci hanno concesso di poterli vedere, forse, per la prima volta. Perché, parafrasando Barbon, “Il Po ci circonda, sta tutt’intorno, è la nostra casa”.