Daniele Gottardo - Il chitarrista rodigino che ha fatto innamorare Steve Vai

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Daniele Gottardo
Arte

Daniele Gottardo – Il chitarrista rodigino che ha fatto innamorare Steve Vai

Daniele Gottardo è stato una sfida per me. Una grande vittoria. L’ho inseguito e voluto per mesi. Alla fine, il talento rodigino ha ceduto alle mie lusinghe. Ha risposto ad alcune mie domande. Probabilmente avrà pensato che così si sarebbe liberato di me. Ad onor del vero, lui è un personaggio davvero difficile da contattare perché ha sicuramente parecchi impegni professionali in giro per l’Italia e non solo. Complice un po’ di fortuna e la volontà di raggiungere l’obbiettivo, ho atteso diligentemente i suoi tempi. Tempestandolo di mail.

Bando agli scherzi e torniamo alle cose serie. Chitarrista del panorama internazionale, nato a Rovigo, sta attualmente lavorando al suo nuovo album da solista. Uscita prevista per la fine di quest’anno, al massimo inizio 2019. Ha ricevuto addirittura i complimenti di Steve Vai per il suo talento.

Steve Vai

Ciao Daniele. Cosa hai provato nel sentire quelle parole?

È sicuramente una soddisfazione ricevere i complimenti da Steve Vai. Nei miei anni di formazione sulla chitarra è stato una fonte di ispirazione importante e ancora oggi continua ad esserlo. Non solo musicalmente, ma anche come essere umano. I suoi complimenti, che negli anni sono stati molti, mi incoraggiano a dare il meglio.

Hai iniziato a suonare all’età di 14 anni. Come hai scoperto realmente la musica e il mondo che la circonda?

E chi lo sa? Li sto ancora scoprendo. Sembra una frase banalissima ma è proprio vero che non si finisce mai di imparare, se vuoi imparare.

Prima di questa età, ti dedicavi al disegno. Ci sono luoghi di Rovigo che ti ricordano questa tua prima grande passione? Posti che magari usavi o immaginavi per ambientare i tuoi fumetti?

Di base ho sempre usato la mia immaginazione. Ho ricordi del concorso “Rovigo a Strisce”, dove ho partecipato un paio di volte in passato. Altri ricordi sono intorno alla stazione dei treni a Rovigo, dando il contributo alla realizzazione di alcuni murales. Questo accadeva intorno ai 13 anni, prima di iniziare a suonare.

Gli inizi

Cosa succede a questo punto? Mi spiego meglio: come cresce la tua curiosità artistica musicale? Che evoluzione ha? Come impari realmente a suonare?

La curiosità musicale nasce fregando di mano la chitarra a mio padre, conosciuto a Rovigo come Pioppa Jimi Hendrix. All’inizio erano semplici strimpellate cacofoniche, poi nel Natale del 96’, in maniera molto casuale iniziai a prenderci gusto provando a suonare semplici passaggi melodici lungo il manico. Il tutto prende un’evoluzione graduale. Nei primi tempi suonare è più una curiosità, poi un po’ alla volta si trasforma in una cosa più seria.

Dopo alcuni anni da autodidatta, inizio a prendere lezioni di chitarra a Padova per sviluppare delle basi più solide su cui costruire tutto il resto. Ci tengo comunque a precisare che mi reputo per lo più un autodidatta. Per il resto, tanta pratica e soprattutto voglia di sperimentare ed essere creativo. Poco importa che sia disegno, musica o un’altra forma d’arte. Ho sempre sentito il bisogno di esprimermi con un linguaggio artistico. Lo considero più profondo e meno restrittivo rispetto al linguaggio verbale.

La Bay Area

Dal 2004 al 2008 hai suonato con Alexia, cosa puoi raccontarci di quel periodo o delle tue amicizie oltreoceano?

Ho molti ricordi divertenti degli anni passati a suonare con Alexia, soprattutto con i ragazzi della band. Se devo essere sincero, dal punto di vista professionale, non salvo niente di quegli anni. E’ stata una esperienza che non mi ha lasciato nulla da quel lato, tanto meno da quello musicale. Riguardo le amicizie e collaborazione oltreoceano, quelle si sono sviluppate negli anni seguenti. Ultimamente mi divido tra Rovigo e San Francisco, collaborando regolarmente con musicisti della Bay Area. La California è un posto molto stimolante e l’aria che si respira è carica di ispirazione. Da noi la nebbia soffoca un pò questa cosa. Qui l’unica pecca è la mancanza di aperitivi serali :(.

Daniele Gottardo

Sei un insegnante in vari istituti prestigiosi italiani, puoi dirmene alcuni o raccontarmi curiosità che riguardano questa tua esperienza come insegnante?

Nel corso di circa 12 anni, ho collaborato con moltissime scuole di chitarra sparse nel territorio italiano. Tengo in maniera periodica seminari e l’insegnamento è un lavoro che mi piace molto. Per me insegnare è un processo creativo quanto e come il comporre musica, non uno sterile scambio di informazioni come spesso accade. Nei primi tempi le tematiche che trattavo erano abbastanza generali e legate a certi particolari modi di suonare. Negli ultimi anni, i partecipanti sono sempre interessati alle mie personali soluzioni musicali. Non solo sulla chitarra ma anche riguardo agli aspetti compositivi come armonia, orchestrazione e contrappunto.

Avvicinarsi alla musica

Molti ragazzi oggi, come mio figlio, si avvicinano alla musica anche tramite le app. Cosa ne pensi? Cosa consiglieresti loro?

Per avvicinarsi alla musica può andare bene tutto. Se un’app può stimolare la creatività di un ragazzo e farlo avvicinare alla musica è un’ottima cosa. Ho però seri dubbi che si possa fare della musica con un’app. Se ci sarà un vero interesse, sarà il caso di passare a uno strumento più professionale.

A soli 30 anni circa, sei stato incluso nella “TOP 10 HOT MALE GUITARISTS” della rivista GUITAR WORLD MAGAZINE. Hai scritto due album NON TEMPERATO (SELF-RELEASED, 2014) e FRENZY OF ECSTASY (DIGITAL NATIONS, 2010) e hai partecipato ad altri album e progetti, puoi raccontarci qualcosa in più?

La produzione musicale e discografica è una cosa che mi ha sempre appassionato. Ho passato anni a prendere come modelli chitarristi che ascoltavo sui dischi, e mi è sembrato logico, ad un certo, punto registrane uno anche io. Negli anni ho lavorato alla produzione di 5 album. In questo periodo mi sto dedicando alla pre-produzione del mio terzo album solista. Prevede l’utilizzo di un’orchestra da camera miscelata alla chitarra elettrica e altri strumenti elettronici. Con gli anni la passione per la chitarra sta venendo via via sostituita da quella per la composizione e orchestrazione. Quando sarò abbastanza capace in quest’arte magari smetterò di suonare, chi lo sa?

Daniele Gottardo

Assecondare le passioni

Che consiglio puoi dare a quei genitori che non riesco ad accettare questa passione perché si spaventano pensando possa diventare il futuro per il proprio figlio, futuro incerto a priori, insomma vuoi dire qualcosa a quei genitori che non credono nei sogni dei propri figli?

Non è facile rispondere a questa domanda. Il futuro è incerto a priori, come hai detto tu, ma anche qui sta il bello della cosa. Avere troppe certezze non credo sia un bene nella vita, ma comunque dipende dal tipo di vita che scegliamo di vivere. I miei genitori hanno sempre sostenuto le mie inclinazioni artistiche. Per questo mi reputo fortunato, dato che era quello che volevo fare seriamente nella vita, ma non sempre è così. Quello che dico è  che il figlio non è il genitore e il genitore non è il figlio. Da un certo punto di vista, più profondo, sono due persone estranee l’uno all’altro. Quindi credo che cercare di controllare il destino del figlio sia un atto di grande egoismo, nel bene o nel male.

Una tua caratteristica fondamentale è quella di mischiare vari generi, senza mai sceglierne uno in maniera definitiva. Hai voglia di raccontarci un pochino dei tuoi progetti passati e futuri?

La cosa che più mi piace del fare musica è la continua e infinita possibilità di metterci alla prova. Mi annoio facilmente dei traguardi musicali che  raggiungo e ne cerco sempre di nuovi. Questo mi porta ad interessarmi a linguaggi musicali differenti, anche per tenere viva la creatività. Quest’ultima rischia di affossarsi non appena ci adagiamo in una situazione musicale a noi troppo familiare. Nasco come chitarrista rock, ma il mio interesse si è spostato presto nello studio della musica classica e in anni più recenti nello studio del linguaggio jazzistico.

Le critiche costruttive

Ho seguito un pochino gli articoli scritti su di te, alcuni fanno critiche molto pesanti nei quali non voglio entrare in merito. Poi ho visto anche molto ironica da parte tua e quindi volevo chiederti: quanto aiuta esserlo per superare le cattiverie che spesso si è costretti a sentire, rendendoli semplici pensieri altrui che non ci devono toccare nel profondo ma solo farci riflettere per migliorare?

Dipende da noi e dal livello della nostra autostima. Io cerco di vedere il lato costruttivo di certe critiche. Molto più spesso di quello che pensiamo hanno un senso. Siamo noi ad essere permalosi e a vederci solo del male, quando in realtà alcune critiche, anche molto pesanti, potrebbero aiutarci a farci crescere. Il punto sta proprio qui: quanto sei interessato a crescere spiritualmente o quanto sei interessato a cullarti nella tua comfort-zone? Comunque se un artista si espone pubblicamente, con un video, con una canzone o quello che sia, ci si deve aspettare la possibilità di riceverne, fa parte del gioco.

Forse banalmente la società oggi prende tutto troppo seriamente e pecca di una sana autoanalisi e autoironia.

Come dice l’ Antipaticoach: ridi di te stesso che tanto gli altri ci pensano già  a farlo alle tue spalle.

Daniele Gottardo – Il chitarrista rodigino che ha fatto innamorare Steve Vai ultima modifica: 2018-01-31T09:00:19+01:00 da Sibilla Zambon

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