Federico Melioli - Da Buenos Aires, il basso, l'anima e l'essere rodigino

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Federico Melioli
Cultura

Federico Melioli – Da Buenos Aires, il basso, l’anima e l’essere rodigino

Dico la verità, avrei continuato a chiacchierare con Federico Melioli per tutta la sera. A parte parecchi gusti musicali in comune, intuivo discorsi infiniti in cui perdersi, con malinconia, passione, intelligenza. Era come essere in una milonga, trasportati dai violini di un tango, persi dentro i suoi ricordi, dentro Rovigo, Buenos Aires, la musica, l’arte. Come dopo la lettura di un racconto di Borges, ho voluto chiudere gli occhi ed assimilare meglio tutto quello che ci siamo detti.

Federico nasce a Rovigo, nel 1972, frequenta il De Amicis, dove si diploma in ragioneria. Successivamente frequenta una scuola di musica moderna a Bologna, dove studia basso con il bassista di Ivan Graziani. Mi dice che a Bologna era iscritto a giurisprudenza : “Nella mia famiglia sono tutti avvocati, e volevano lo diventassi anche io. Però coi soldi dell’università compravo amplificatori e bassi e gli studi andavano malissimo. Poi i miei si sono arresi, ed hanno lasciato che proseguissi per la mia strada”.

I Viaggio Segreto

Googlando il suo nome viene subito fuori la lunga militanza nei “Viaggio Segreto”, storico gruppo cittadino degli anni ’90, nei quali ha suonato fino allo scioglimento, nel 2004. Me ne parla con un grande sorriso, affettuoso e malinconico.

“Quando torno a Rovigo ci ritroviamo e suoniamo sempre. Loro continuano ad essere il mio gruppo principale, purtroppo siamo lontani però in continuo contatto. Quando ci troviamo non usciamo fuori a bere, prendiamo gli strumenti e suoniamo, è il nostro modo per dirci tutto quello che non ci siamo detti per un anno”.

E’ una risposta che mi colpisce molto, quella di un legame forte, intenso, che resiste al tempo.

“Ho realizzato il mio sogno di diventare musicista e vivere della mia passione, quello che ho sempre sognato era che questo capitasse insieme ai Viaggio Segreto. Il fatto che non sia successo mi rende malinconico, ogni tanto sul palco mi giro e mi dispiace non trovarli accanto a me”.

La scatola degli amori

Federico torna in città una volta l’anno, per circa un mese, conserva un rapporto molto intenso con Rovigo.

“Non sono mai stato uno di quelli che ha opinioni distruttive verso la propria città. Rovigo è un piccolo centro, la scatola dove ci sono tutti i miei amori. Come tutti i microcosmi è fatta di cose positive e negative. Pur essendo lontanissimo, ogni giorno mi sento più “rovigotto” di quando sono andato via”.

Questo rapporto con la città mi dice di sentirlo vivo, quotidiano, che ogni occasione sembra buona per parlarne. Mi confida che viene sopraffatto dalla malinconia in quel mese che passa in città.

“E’ come una bomba ad orologeria, so di avere il tempo contato per fare tutte le mie cose e vedere le persone che mi piace incontrare. Lo vivo con la spada di Damocle del biglietto di ritorno, sapendo che non ce la farò a fare tutto quello che vorrei”.

Gli Stolen Kisses e l’Argentina

Parliamo di ricordi, di atmosfere, di Buenos Aires, mi racconta del rapporto speciale che la città ha con gli italiani in particolare. Federico arriva in Argentina nel 2000, nei primi quattro anni si divide tra Buenos Aires e Rovigo, dove collabora con gli Stolen Kisses, occupandosi di noise art, suonando in un tour teatrale e mettendo in piedi uno spettacolo basato su una graphic novel.

Dall’amore con Carolina, la sua compagna argentina, nasce un figlio, ma ancora non sa bene se il loro futuro sarà in Italia oppure oltreoceano. Nel 2004 però conosce un musicista, gli propone subito di fare un provino per una cantante argentina che, secondo lui, ha bisogno proprio di uno come Federico, un bassista, ma anche un musicista a tutto tondo, che sappia anche fungere da produttore.

Hilda Lizarazu

Federico Melioli con Hilda Lizarazu

Lui ci pensa su, ed alla fine, proprio come nelle migliori favole, sostiene il provino nell’ultimo giorno utile, e si rende conto che il musicista non si sbagliava. Era lui la persona giusta. La cantante era Hilda Lizarazu, una delle voci più conosciute in Argentina, una sorta di Carmen Consoli d’oltreoceano, come la definisce lo stesso Federico. La collaborazione è solida, e dura ormai da circa 14 anni, con Hilda che compone insieme a Federico i pezzi, in una sorta di coppia creativa che si completa (un po’ come Battisti-Mogol aggiungo io).

Dal sodalizio col bassista rodigino, anche in veste di produttore, escono cinque dischi, tre in studio e due dal vivo. La accompagna, va da se, anche in tour, ed è in una pausa da questi impegni dal vivo che infatti ho beccato Federico. Che mi dice che il 24 febbraio avranno una data importantissima al Teatro Colon (la Scala Argentina ed uno dei cinque teatri migliori al mondo come acustica) in cui Hilda, insieme ad altri artisti spagnoli ed argentini è stata invitata a cantare due canzoni, una delle quali composta insieme a Federico.

L’italianità a Buenos Aires

Gli chiedo cosa vuol dire essere italiano a Buenos Aires.

“Ho avuto la fortuna di visitare e vivere in molti posti, in ognuno di questi ho sempre percepito una sorta di barriera, di ostacolo. Cosa che non mi è mai successa in Argentina, non l’ho infatti vissuta come un’esperienza di rottura, ma come una rotta parallela del mio essere italiano. Perché qui non mi sono mai sentito estraneo”.

Mi dice che devo assolutamente conoscere la città, perché possa percepire anche io la densità di quanto mi dice. E’ chiaro che essere scelto per rappresentare l’Italia durante la settimana dei festeggiamenti che Buenos Aires dedica al nostro paese deve essere stato motivo di grande orgoglio.

“In realtà sono stato anche parte propositiva. Ho parlato con le persone dell’Enit (l’Agenzia Nazionale del Turismo per la promozione dell’immagine italiana) ed ho fatto presente che sarebbe stato bello se ci si fosse focalizzati nel far conoscere l’italianità attraverso artisti poco convenzionali, facendo subito il nome di Mattia Zoppellaro, che apprezzo e conosco da tantissimi anni visto che è rodigino come me”.

Oltre le tradizioni

“Volevo sostanzialmente che, pur mantenendo vive le tradizioni, si andasse a guardare anche quello che quotidianamente ha da offrire, a livello di proposizione artistica il nostro paese. Volevo che le persone Argentine avessero l’opportunità di conoscere e relazionarsi anche con questo tipo di artisti, perché Mattia è un artista conosciuto ed era importante che si sapesse anche a Buenos Aires. La proposta della mostra di Mattia nasce da qui”.

“Poi arrivo io, con uno dei grandi successi di Hilda, che abbiamo arrangiato insieme. Il rifacimento di “Ma che freddo fa”, di Nada. Hilda attraverso questa canzone ha toccato un tasto musicale che andava indietro, fino alle generazioni più vecchie. Attraverso il nostro rifacimento la canzone è arrivata però anche ai più giovani, che adesso conoscono Nada grazie a Hilda. Noi ci siamo esibiti durante i festeggiamenti suonandola, mentre dietro di noi facevamo scorrere le foto di Mattia.”

Federico Melioli

Al prossimo viaggio

Federico mi parla di questa esperienza con orgoglio, con passione, dicendomi che nonostante la distanza o anzi, forse grazie ad essa, lui si sente ancora più italiano.

E’ giunta l’ora dei saluti, e un po’ dispiace interrompere il flusso dei pensieri, dei ricordi. Gli dico che, se mi capitasse di andare lì, una birra insieme, per parlare di musica e ricordi la berrei volentieri.

Non mi resta, intanto, che organizzare il viaggio.

 Foto: Wikimedia Commons, Federico Melioli.

Federico Melioli – Da Buenos Aires, il basso, l’anima e l’essere rodigino ultima modifica: 2018-01-19T09:42:54+01:00 da Alessandro Effe
Federico Melioli – Da Buenos Aires, il basso, l’anima e l’essere rodigino

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