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Chiude il Festival Tensioni, due giorni da incorniciare

Chiude festival tensioni

Chiude il Festival Tensioni, ed è giusto fare un resoconto su questa splendida iniziativa. Suoni elettronici, concerti, danze di corpi intrecciati, suggestioni, poesia assordante, video ipnotici, interrogativi. E’ stata scritta così, nelle giornate di sabato 28 e domenica 29, la prima pagina della prima edizione di Tensioni. Festival di arti e sguardi sul presente, tenuto a battesimo da La Fabbrica dello zucchero-Fdz nell’ex zuccherificio di Rovigo.

Gli eventi

Un festival culturale, incardinato sui crossover di linguaggi comunicativi, artistici e tecnologici. A raccontare la contemporaneità e ad interrogarsi sul tipo di società futura, seguendo il tracciato delle relazioni umane. Il tema annuale, “Geografia delle relazioni” vuole significare proprio che l’uomo si muove, naturalmente, dentro un intreccio di relazioni. Ed il Festival ha inteso ricostruirle. Attraverso le espressioni artistiche e gli spunti di riflessione presentati. 11 talk, 6 laboratori e 14 spettacoli musicali in rapida successione per due intere giornate, 2 mostre visivo-fotografiche, un’istallazione tecnologica, una performance continuativa di artisti all’opera e l’animazione della ciclo-pedonale Fs-Censer con artisti di strada.

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Una vera tempesta di ogni forma d’arte ha scosso lo storico edificio dalla sua sorniona quotidianità. Il Festival è una proposta del tutto inedita per contenuti e format, non solo per il Polesine, che, da terra marginale, si è trasformata in punto di osservazione privilegiato per “fermare il tempo” e, come dice il direttore artistico, Claudio Ronda,  “guardarci attorno e stabilire dove siamo e cosa vogliamo fare”, con l’aiuto di protagonisti di prima grandezza assoluta, personaggi ed artisti che a Rovigo non erano certo di passaggio.

Riflessioni sul tema

Immagini video, poesia ed effetti sonori si fondono con la musica elettronica a tratti angosciante, per raccontare la rivoluzione dell’essere umano che non riesce più ad esprimere sé stesso, perché pieno di parole e vuoto di silenzi, e si libera soltanto danzando, cioè attraverso l’arte, come racconta la performance musicale “A morsi” della band Mattatoio5 insieme all’intenso Vasco Mirandola, attore padovano che ha dato vita e corpo ai testi di giovani poeti; e ancora visioni e visualizzazione nelle performance musicali dei Romea, di Serena Brancale, Dimartino. E le straordinarie sperimentazioni ante-litteram dell’artista polesano di fama internazionale Paolo Gioli, i cui film e testi sono stati riportati in scena da Tam Teatromusica, Allegro, Martinelli, Carpentieri, Sambin.

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“10 ritratti” è la mostra di Matteo De Mayda, che mette assieme la Palermo marginale. Di ragazzi che suonano con stereo improvvisati su biciclette auto-truccate, ed il deserto algerino. Dove le donne Saharawi si cimentano in un improbabile corso di pasticceria e sfornano biscotti di datteri e arachidi. Storie apparentemente insignificanti, che diventano arte e occasioni di riflessione. Come il viaggio di un’enorme blocco di pietra da una cava di un campo palestinese fino al porto di Barcellona, documentato da Matteo Guidi. A metà strada tra antropologia sociale ed arte contemporanea, dove ciò che conta, alla fine, è quello che non si vede, ma si intuisce benissimo. Le difficoltà dei rapporti israeliano-palestinesi, i check point di frontiera, le barriere di ferro, le paludi burocratiche dei permessi.

Gli artisti

La danza si concentra sul corpo e porta al centro la relazione fisica, come nelle performance di Laura De Nicolao e Claudio Pisa della Compagnia Fabula Saltica di Rovigo. Mentre AlphaZtl Compagnia d’arte dinamica, mette in scena “I have a dream”, il sogno di uguaglianza di Martin Luther King. Comunicazione e comunicatori ormai ovunque, per tutti ed in ogni stagione. Relazioni di amicizia tra specie diverse, tra mondi diversi, sono esplorate anche nelle rappresentazioni artistiche dedicati ai più piccoli. Come ad esempio nello spettacolo  “Il baule di Mangiafuoco” della Compagnia Teatro Amico di Fratta Polesine, che coi suoi burattini ha vinto la selezione artisti Tensioni 2019.

Chiude il Festival tensioni ma con un “ponte” tra il Polesine ed il Kum festival di Ancona, è l’intervento del chirurgo dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Alessandro Inserra, per raccontare, insieme allo psicanalista Nicolò Terminio, il caso di separazione di due gemelline siamesi: quando la tecnologia riesce a ridare la vita umana.

Chiude il Festival Tensioni, due giorni da incorniciare ultima modifica: 2019-10-01T12:51:46+02:00 da Alessandro Effe

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