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L’Alluvione del 1882, le conseguenze della rotta

Alluvione 1882

Ogni volta che il Polesine si è trovato ad affrontare calamità legati alle acque (naturali o indotte) ne è uscito sempre più povero e più forte insieme. Nel primo caso perchè la vocazione agricola del territorio veniva inesorabilmente spazzata via dal corso delle acque e nel secondo caso perchè, trovandosi in condizioni di estrema difficoltà, riesce ad uscirne sempre a testa alta. Rafforzando animi ed argini. I primi, forse, più importanti dei secondi. E d’altronde basta fare un giro sul Delta del Po per rendersi conto di quanto, i pescatori del luogo, hanno lottato e lottano per avere la possibilità di lavorare in quelle terre.

Gli eventi precedenti

Come ben sappiamo il fatto che il territorio sia compreso fra due dei più importanti fiumi italiani è croce e delizia insieme. La lotta del Polesine contro il l’Adige ed il Po è spesso impari, la forza delle acque, come si sa, non vive di ricordi, di emozioni, di sentimenti. Quando arriva arriva. E se ci capiti in mezzo puoi solo augurarti che sia clemente con te. Il primo evento che modifica in maniera forte ed irreversibile l’idrografia del Polesine e del Basso Veneto in generale è quello della Rotta della Cucca. In conseguenza di questo evento, infatti, l’Adige rimase disalveato per diversi secoli. In quel caso, un ruolo fondamentale lo giocano, oltre alle pessime condizioni climatiche, anche la scarsa propensione alla cura dei letti del fiume.

Arriviamo poi alla Rotta di Ficarolo, in questo caso è il Po a “rompere”. Di questa Rotta si sa che fino al 907 non vi è traccia in nessun documento conosciuto. Quasi tutti gli studiosi convengono nell’indicare come data quella del 1152. Anche in questo caso, eventi atmosferici non prevedibili portano il Po ad ingrossarsi ed a rompere gli argini. La Rotta si verifica a Ficarolo ed allaga campagna e valli Polesane. Per oltre vent’anni rimane disalveata. La Rotta della Malopera è, invece, opera (o malopera) tutta umana. E’ infatti provocata durante la guerra fra Milanesi e Veneziani. L’imperizia umana causa un disastro di immani proporzioni. Quella del Pinzone, riguarda nuovamente l’Adige ma stavolta sono gli eventi atmosferici a portare all’allagamento di oltre 20000 ettari di terreno ed a mettere in ginocchio, nuovamente, il Polesine.

L’alluvione del 1882

Il 15 settembre 1882 la piena dell’Adige aveva già provocato gravi danni a Verona. Il 17 settembre alle 3:30 l’Adige ruppe gli argini in riva destra a Boschetto di Angiari, presso la “chiavica del Galletto”. A 100 km dal mare Adriatico. Le acque disalveate devastarono le campagne della bassa veronese e del Polesine e si riversarono nel Tartaro-Canalbianco. Provocano le rotte negli argini di quest’ultimo a Bergantino, a Zelo e a Frassinelle Polesine. Al verificarsi di inondazioni a sud del Canalbianco, i veneziani procedono subito al taglio degli argini della Fossa Polesella per facilitare il deflusso delle acque verso il mare.

Se anche in questo caso si fosse provveduto immediatamente al taglio, il disastro sarebbe stato di dimensioni decisamente più ridotte. Ma il Genio Civile di Rovigo agì con colpevole ritardo, procedendo al taglio della Fossa solo il 30 settembre; nel frattempo si era allagato tutto il territorio dalle Valli Grandi Veronesi fino alla Fossa. Trentanove comuni furono devastati.

Le conseguenze

La commissione incaricata dal Ministero dei Lavori Pubblici stabilisce di costruire due nuovi collettori in Polesine, uno per lato del Canalbianco, lasciando quest’ultimo come scolo esclusivo delle Valli Grandi Veronesi. Solo il Collettore Padano Polesano a destra è però effettivamente realizzato.

In seguito alla conseguente carestia, 63 000 persone emigrarono in America meridionale; furono anche poste le basi per i movimenti conosciuti come “La Boje”. A ricordo della catastrofe, è posta una lapide nel portico della Rotonda a Rovigo. In quel luogo vengono alloggiati temporaneamente gli sfollati dalle campagne.

Fonte: Comune Gavello. Foto: Wikiwand, PolesineSport, Carabinieri

L’Alluvione del 1882, le conseguenze della rotta ultima modifica: 2019-10-03T12:57:25+02:00 da Alessandro Effe

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