Tutte le persone di corte dipendono dai cosiddetti quattro comandi. Gran Maggiordomo, Gran Ciambellano, Gran Maresciallo, Grande Scudiere. Al primo, Gran Maggiordomo, sono soggetti: il suo ufficio, gli araldi, la cappella di corte, i medici di corte, il guardaroba di corte. E non solo, da lui dipendono anche: le cucine, l’argenteria, le fabbriche di corte, la biblioteca e molte altre cose ancora. Insomma, stando all’araldica, un incarico di tutto prestigio. Perchè questo preambolo? Per introdurre la figura di un altro grande rodigino: Federico Manfredini, il marchese Federico Manfredini. Anche qui la precisazione è d’obbligo essendo presente anche un omonimo, suo nipote, anch’egli rodigino, che fu vescovo di Famagosta e di Padova. Del prelato parleremo sicuramente in un altro articolo che dedicheremo completamente alla sua persona.
Il Marchese Federico Manfredini
Federico Manfredini nasce a Rovigo nel 1743, nel palazzo Manfredini situato in Porta San Giovanni (una delle porte rodigine). Il padre è Giuseppe Manfredini e la madre Ancilla Minguelli. Quest’ultima è figlia del nobile veneziano Benedetto Minguelli che fa parte di una famiglia legata fin dal MedioEvo alla casa d’Este. Riceva la prima istruzione in ambito letterario a Rovigo sotto la guida del canonico Silvestri proseguendo poi gli studi nel collegio intitolato a San Carlo, presso Modena. E’ naturalmente portato alla carriera nelle armi ed è per questo motivo che entra nell’Accademia Imperiale di Firenze. Esce da questa scuola con il grado di ufficiale con il quale si reca in Germania sotto i vessilli dell’Imperatore.
Col grado di Maggiore del reggimento Stein si conquista la stima dell’Imperatore Giuseppe II per le sue qualità culturali e la viva intelligenza. Questi lo disloca a Firenze alla corte del fratello, il Granduca Pietro Leopoldo. L’incarico è quello di fare da educatore ai figli di quest’ultimo. Al servizio degli Asburgo-Lorena combatte la guerra dei Sette Anni contro i Turchi ed ottiene da Giuseppe II il grado di generale e, successivamente, da Leopoldo II il titolo di magnate d’Ungheria e Gran Maggiordomo. Gli vengono contemporaneamente conferiti il grado di Colonnello e la carica di consigliere di Stato.
Ministro dell’Arciduca
Federico Manfredini diventa ministro quando l’Arciduca Ferdinando, suo discepolo, sale al trono. Attraverso questo incarico egli ha modo di sfoggiare doti di saggezza e prudenza facendo fronte alle grandi difficoltà del periodo che precedeva l’invasione dei francesi in Italia. Incontra, a questo proposito, segretamente, Bonaparte a Pistoia, riuscendo a trarre il massimo vantaggio per tutta la regione Toscana. Segue il granduca Ferdinando nel ducato di Wurtzburg sempre nella qualità di ministro governatore dello Stato. A seguito di una caduta da cavallo si ritira a vita privata a Campoverardo, in provincia di Venezia. Si dedica, da quel momento, ad opere di beneficienza ed alla raccolta di stampe ed oggetti d’arte che lascia in eredità (assieme a tutti i suoi beni) alla Chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia. Muore a Campoverardo il 2 settembre 1829.
Fonte: Giacomo Giantin. Foto di copertina: Giuseppe Fabbrini / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)