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L’Adigetto, arteria della città. Scorci e memorie del naviglio

La stele del Ponte del Sale testimonia Adigetto arteria della città

L’Adigetto come destino. Si potrebbe dire così per il lungo corso d’acqua che ha attraversato (e per certi versi ancora attraversa), la città. In questo lungo giro si congiunge con periferie e frazioni e trova strada lungo il così detto Medio Polesine. Da Badia fin quasi alle soglie di Adria. In questo percorso, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, era affiancato dai una strada dritta ed ombreggiata da platani e tigli che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto dare sviluppo industriale e commerciale al territorio. E’ infatti sulle rive dell’Adigetto (assimilato, fino a tutto il Cinquecento, all’Adige)che Rovigo è sorta e ha conosciuto il suo primo sviluppo, al pari di Lendinara e Badia Polesine. E l’Adigetto, che si collegava ad una rete fluviale sempre più articolata e che divideva la città, aveva continuato ad essere fonte di vita e storia.

L’Adigetto, arteria della città

Soprattutto, l’Adigetto arteria della città. Infatti i traffici che si svolgevano a Rovigo passavano quasi tutti dal fiume. O comunque era la via principale. Una sorta di stazione di sosta di riferimento tra le due “capitali”: Ferrara e Venezia. Per non parlare, ovviamene, di tutti i territori circostanti. La città, intanto, assume un suo aspetto caratteristico. Lo possiamo tranquillamente osservare (talvolta beandoci) nelle tante fotografie in bianco e nero dei primi trent’anni del ‘900. Un canale “urbano” che per qualche tempo ancora, in quegli anni, sarebbe stato navigabile e con case e cortili a specchiarsi nelle sue acque. Che scorrevano lente, con le donne a lavare i panni e i bambini a giocare chiassosi sulle riviere, in un susseguirsi di parapetti e ponti dove spesso di fermavano, indugiando, giovani e meno giovani, azzimati o meno, ad occhieggiare torri e campanili che si disperdevano verso la periferia.

Una foto di epoca a rappresentare Adigetto arteria della città

 

Dalla Fornase (porta Po), e dal Bassaello (che prendeva il nome da un avvallamento successivamente cancellato) a porta e borgo Catena (zona Ponte Marabin), la città si affacciava con riviere scandite da file di platani e magnolie che, spesso, debordavano dai giardini. Ma erano caratteristiche anche le strette stradine e i tratti che si limitavano a un piccolo sentiero fin giù dall’argine e ai grandi orti chiusi dai muretti. Una miriade di scorci da osservare stando a volte a bocca aperta, quasi a voler fermare il tempo. Albe e tramonti che senza dubbio, in epoca di selfie, avrebbero fatto la felicità di Instagram.

I ponti lungo l’Adigetto

I ponti erano quattro. Nel 1489, dove oggi è Largo della Libertà, vi era quello denominato Ponte dei Cappuccini (per via del convento dei frati posto nei pressi). All’altezza della Porta San Bortolo e fra i primi ad essere costruiti sorgeva il Ponte della Roda, ricostruito nel 1737 e rifatto completamente nel 1876. Il primo ad essere costruito, ancora nel Medioevo e che collegava la piazza Grande con l’altra parte della città era noto come ponte di Mezzo.

Una foto di epoca a rappresentare Adigetto arteria della città

 

Prende poi la denominazione di Ponte del Sale in quanto, lì accanto, ogni giovedì, veniva messo in vendita il sale. Viene nuovamente ricostruito nel 1865 con l’intenzione di farne un ponte mobile (che però non entra mai in funzione). Infine, vi era il Ponte di San Giovanni (o del Portello) esistente già nel Quattrocento e posto dove si chiudevano le mura. Ricostruito con la forma della passerella pedonale nel 1851, viene rinominato come Ponte delle Zitelle.

Fonte: Rovigo, i luoghi, il tempo. Foto: copertina: Alessandro Effe, interne: Emanuele Martino.

L’Adigetto, arteria della città. Scorci e memorie del naviglio ultima modifica: 2019-08-21T10:41:14+02:00 da Alessandro Effe

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