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Lunario Contadino, la campagna prima del meteo

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Gennaio è passato e già Febbraio mostra i primi timidi segni di risveglio della natura. Il freddo intenso, le gelate, la luce solare ridotta, lasciano, pian piano il passo ai primi tepori primaverili. Perchè partiamo da qui? Perchè in molti, in questa quarantena, ne hanno approfittato per mettere alla prova il loro pollice verde. I più fortunati in campagna o nei giardini davanti casa, in improvvisati (o meno), orti da far risplendere. I meno fortunati, ma comunque caparbi e fieri, su balconi e terrazzi casalinghi. Tutti accomunati dalla stessa voglia: far risplendere il loro seminato (fiore, frutta od ortaggio che sia). Tutti, c’è da scommetterci, improvvisamente esperti di terra, luna calante, idratazione, semina e diradazione. Un po’ come, quando gioca la nazionale, siamo tutti allenatori. Dal divano.

Il lunario contadino

Ma come facevano, in passato, i nostri contadini ad orientarsi? Come facevano (senza le previsioni meteo dell’umile colonnello Petrucci) ad orientarsi per l’inizio dell’anno agricolo? Ecco, scopriamolo insieme. Dicevamo che i primi due mesi dell’anno lasciano pian piano il passo ai tepori primaverili, seppur timidi, di marzo. In passato questa agognata stagione, dai nostri contadini era chiamata verta. Ed il termine dialettale, se servisse, rafforza ancora di più il significato che essa apre (verze) il nuovo anno agricolo. Marzo, tra l’altro, era fino al 1797, il primo mese dell’anno solare.

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Nella sua ripresa alla piena attività, il contadino, nell’augurarsi sempre le condizioni climatiche più favorevoli, seguiva le scansioni del calendario. Quello che comunemente è detto lunario. Esso richiamava, spesso, non tanto date specifiche quanto i Santi che liturgicamente si legavano ai giorni di riferimento. E’ così che sono nati i tanti modi di dire che abbinano i Santi in questione con particolari condizioni ambientali o climatiche. Per avere sempre a disposizione previsioni meteo particolarmente favorevoli e provvidi per una fruttuosa raccolta dei prodotti della terra.

I modi di dire

Nel lunario contadino sono nati così alcuni modi di dire. Ad esempio, in alcuni casi, lo stesso modo di dire esamina due possibilità che sono reciprocamente opposte. Come nel caso di Sant’Antonio Abate (17 gennaio): “Sant’Antonio, se non gh’è el giazzo el lo fa, se el gh’è el lo desfa”. Per San Sebastiano (il 20 gennaio) si ha già voglia di primavera. “San Bastian con la viola in man”. Ed è infatti intorno a quel giorno che, nell’orto, si parte con la semina delle lattughe. Coprendo il terreno con foglie e teli, sperando di arrivare, orgogliosamente, ad avere le primizie in anticipo e proprio con l’inizio della primavera.

Si possono confrontare, anche, diversi periodi dell’anno. “San Vincenzo (22 gennaio) gran fredura, San Lorenzo (10 agosto) gran calura, l’uno e l’altro poco i dura”. E poi, finalmente, la liberazione. “Per san Paolo (25 gennaio) el giasso va al diavolo”. In questo caso era singolare l’usanza, proprio per la notte di San Paolo, di porre del sale in dodici cucchiai lasciandoli sul davanzale della finestra. Ogni cucchiaio corrispondeva ad un mese dell’anno ed al mattino, osservando le proporzioni in cui il sale si era sciolto, si soleva prevedere in quali mesi vi sarebbe stata pioggia, sereno o nuvoloso. Chi non aveva cucchiai usava dodici bucce di cipolla. Questa tradizione è sopravvissuta più o meno ai giorni nostri, a Costa di Rovigo, grazie a Sante Pasello, scomparso ad 84 anni, nel 2014 e viene riproposta presso il museo Etnografico presente in paese.

Fonte: Viavai

Lunario Contadino, la campagna prima del meteo ultima modifica: 2020-04-30T15:00:56+02:00 da Alessandro Effe

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