L'ospedale Psichiatrico di Rovigo - Tra memoria e sentimenti

itRovigo

Ospedale Pschiatrico Rovigo
Itinerari

L’ospedale Psichiatrico di Rovigo – Tra memoria e sentimenti

Il 29 Novembre del 1929 veniva inaugurato il nuovissimo ospedale psichiatrico di Rovigo. C’erano voluti oltre vent’anni di lavori e oltre cinquanta di dibattiti e discussioni sull’opportunità di dotare anche la provincia di Rovigo di un autonomo centro di cura dei malati di mente del territorio. Il 20 marzo dell’anno successivo venivano ufficialmente accolti i primi malati maschi provenienti dal manicomio di San Servolo (nell’omonima isola della laguna veneziana). Due giorni dopo fu la volta delle donne che risultavano ricoverate presso l’ospedale di Noventa Vicentina.

L’istituto iniziava così ad attivarsi pienamente, accogliendo i malati provenienti da altri ospedali in modo che al primo di giugno del 1930 la struttura poteva contare oltre 300 persone accolte, per la maggior parte uomini. I primi casi di alienati conclamati, ricoverati dopo il 1820, presso l’ospedale civile di Rovigo, nella cosidetta sezione “maniaci” sono descritti dal dott. Agostino Gobbetti. Egli, medico filantropo e coscienzioso, lamentava la mancanza di spazi e servizi dedicati a persone con disturbi mentali.

La prima ipotesi di costruzione

Ospedale Psichiatrico di Rovigo

Il primo progetto di massima dell’Ospedale Psichiatrico di Rovigo, datato 1906

Dal 1870 in Polesine si verificano tragiche contingenze e la situazione economico-sanitaria si aggrava a causa della grande emigrazione, dell’alluvione del 1882 e della pellagra, principale problema medico-sociale. Lo stesso ospedale civile di Rovigo appariva insufficiente a far fronte a circa 120 presenze giornaliere pur rimanendo grande lo sforzo di aumentare i servizi e trovare spazio specifico per i “maniaci”. Nel 1897 è il medico Pietro Oliva a pubblicare, sul “Corriere del Polesine”, un deciso e netto intervento a favore della costruzione di un nuovo ospedale che potesse contenere almeno 80/100 persone con disturbi mentali.

Uno dei problemi principali era il fatto che l’ospedale civile di Rovigo era dentro le mura, nella zona centrale di via Badaloni, e che quindi, essendo una zona di passaggio, vi era il problema del pubblico pudore da salvaguardare, essendo uso per questi pazienti, lanciarsi in urla, strepiti ed imprecazioni. I progetti per un suo ampliamento andarono via via ad essere abbandonati a causa delle casse non floride. Nel 1906 si arriva a presentare un progetto di massima visto che ormai quasi tutte le altre provincie venete si stavano dotando di istituti manicomiali. La soluzione più ovvia appare quindi quella di un edificio in grado di ospitare circa 320 persone, divisi tra maschi e femmine.

I primi arrivi

Il 28 ottobre del 1929, anniversario dell’VIII marcia su Roma, l’Istituto era ultimato e presentato al rappresentante del governo On. Cao di San Marco ed intitolato al Re Vittorio Emanuele III. Tra l’inverno alle porte ed alcuni ritardi nei rifornimenti fu possibile accogliere il primo convoglio di pazienti provenienti da San Servolo solo il 20 marzo del 1930. Due giorni dopo fu la volta delle malate di Noventa Vicentina per un totale di 100 pazienti. Nel giugno del 1930 i presenti erano 350, 199 uomini e 151 donne. Uno dei problemi principali che inizialmente si dovette affrontare fu quello delle “evasioni” giudicato comunque contingente dai responsabili del nosocomio.

Ospedale Psichiatrico di Rovigo

Il complesso definitivo dell’OPP di Rovigo

Gli anni ’30 furono molto importanti per l’ospedale, nonostante carenze economiche, grazie all’abnegazione dei medici e del personale si ebbe un funzionamento ottimale della struttura. Gli anni della guerra videro, per contro, una profonda crisi. Oltre alla ulteriore restrizione di natura economica si ebbe anche una carenza strutturale in quanto molti medici ed infermieri furono chiamati al fronte.

Ospedale Psichiatrico di Rovigo

Una delle camerate di degenza maschile dell’OPP di Rovigo

Dal dopoguerra alla chiusura

Gli anni del dopoguerra videro un progressivo ritorno alla normalità grazie anche alle attività che all’interno dell’Istituto rendevano “attivi” i pazienti. Parliamo soprattutto di colture, vigneti, pescheti ed orti. Oltre alle attività agricole vi erano tra le altre il panificio e le attività di calzoleria, le attività tessili.

Il 14 luglio del 1978, in ottemperanza all’articolo 8 della cosiddetta legge Basaglia, l’Amministrazione Provinciale di Rovigo avviava il progressivo smantellamento della struttura. Si diede quindi il via alla graduale dismissione dei pazienti, con l’istituzione di due centri di Salute Mentale, a Badia ed a Rovigo. L’ultimo gruppo a lasciare l’Ospedale Psichiatrico è stato quello destinato alla Comunità di Canalnuovo, dopo un temporaneo soggiorno presso la Comunità di Badia Polesine. Nel 1998 l’attività dell’Istituto cessava definitivamente.

Oggi rimane un’area di 220 ettari che è possibile visitare in alcuni periodi dell’anno. Ed è una visita che consigliamo a tutti.

 

Foto e fonti: Redazionebianconero, Lorenzo Osti (dal gruppo Rovigo e i Rodigini), Il luogo e i sentimenti negati.

 

Ospedale Psichiatrico di Rovigo

Ospedale Psichiatrico di Rovigo

L’ospedale Psichiatrico di Rovigo – Tra memoria e sentimenti ultima modifica: 2018-04-10T12:07:47+02:00 da Alessandro Effe
L’ospedale Psichiatrico di Rovigo – Tra memoria e sentimenti

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top