Nel XVI secolo la Repubblica di Venezia raggiunse la massima espansione e la sua potenza era tale da preoccupare i maggiori stati europei. In particolar modo il timore degli stati confinanti li portò a stipulare a Cambrai un trattato segreto con lo scopo di fermare i veneziani.
La Lega di Cambrai
Il 10 dicembre del 1508, Sacro Romano Impero, Francia e Spagna stipularono un accordo per contrastare l’egemonia della Serenissima. Con il patrocinio di Papa Giulio II della Rovere, Luigi XII di Francia, Ferdinando il cattolico re di Aragona e Massimiliano d’Austria si decide la spartizione del territorio della Serenissima. Si aggiungono Alfonso I d’Este, Carlo II, Francesco II Gonzaga e Ladislao II. Nell’assegnazione dei territori prevista nel trattato, il Polesine fu destinato al Ducato di Ferrara. Il ruolo dello Stato della Chiesa fu decisivo nella disunità degli stati italiani. L’alleanza del pontefice con taluni stati era altalenante e seguiva una direzione atta a contrastare il potere dello stato più forte.
Antefatto
Il papato agiva in Italia in una dimensione temporale, sia a livello diplomatico sia a livello militare. Come in tutti i conflitti, un insieme di avvenimenti portarono allo scoppio delle ostilità. Cesare Borgia, nipote di papa Alessandro VI diede vita ad uno stato tra Marche e Romagna. Per contrastare il potere di Francia e Spagna il pontefice propose a Venezia un’alleanza che non venne accettata. Con la morte di Alessandro VI il regno fondato dal Borgia si sfasciò. Per la Serenissima i territori romagnoli, con Faenza e Rimini, acquisirono un grande valore strategico. Il neo eletto papa, Giulio II della Rovere, pretese la restituzione dei suddetti territori e la rinuncia veneziana dell’imposizione giurisdizionale alla chiesa locale. Ed è proprio la nomina del Vescovo di Vicenza, che porta alla rottura con il pontefice. Successivamente Venezia rifiuta l’alleanza proposta da Massimiliano contro la Francia.
Il conflitto
Il casus belli è indotto proprio da Massimiliano che chiede di passare il suolo veneziano per recarsi a Roma per l’incoronazione. Venezia consente solo se il passaggio avviene senza l’esercito. Parte così, l’ordine di attaccare Cadore. Successivamente arriva un’ inattesa e dolorosa sconfitta per Venezia. Il 14 maggio 1509 le truppe di Luigi XII battono la Serenissima nella Battaglia della Ghiaradadda. Alla sconfitta, segue una rotta che mette a repentaglio la sopravvivenza della Repubblica. Il territorio dello Stato da Terra e tutte le città, ad eccezione di Treviso sono perdute. A luglio, Padova, con l’aiuto di alcuni distaccamenti di cavalleria veneziana sotto il comando di Andrea Gritti si ribellarono. Pitigliano continuò con l’offensiva e Venezia riuscì a sconfiggere le truppe imperiali.
La battaglia di Polesella
Dopo la battaglia della Ghiaradadda, del 1509, il duca di Ferrara Alfonso I dichiarò guerra a Venezia con lo scopo di recuperare il Polesine di Rovigo perduto qualche decennio prima (guerra del sale). Lo scontro durò oltre un mese sia via terra sia sul mare. I veneziani, riuscirono a mantenere il dominio sul Polesine e nel 1509 occuparono Adria che nella spartizione del territorio era rimasta agli Estensi (1484).
La guerra di Cambrai, si protrasse fino al 1515 e vide ricorrenti devastazioni a Rovigo e numerose confische di beni, soprattutto di cereali e di animali.
Polesella è un centro strategico del Polesine fin dal 1482. Situato lungo il Po, poco lontano da Rovigo, è al confine tra dominio ferrarese e veneziano. Il 30 novembre 1509 anche il noto Ludovico Ariosto partecipa allo scontro, al seguito del cardinale Ippolito d’Este, alla battaglia della Polesella contro i Veneziani. Quel giorno i Veneziani, sbarcano dalle loro navi e si ritirano su due bastioni sulle rive del Po, a Polesella, dove vengono sconfitti.”Quel dì, Signor, che la famiglia inanti / vostra mandaste là dove ritratti / dai legni lor con importuni auspici / s’erano in luogo forte gli inimici” – Orlando furioso XXXVI, 5, vv. 5-8.
Durante una seconda battaglia, sempre a Polesella, la flotta veneziana risaliva il Po mettendo sotto pressione gli Estensi. I ferraresi, guidati da Ippolito, si disposero lungo il fiume, attendendo la piena del Po. Con l’aumento del livello dell’acqua, le navi veneziane furono in balia dell’artiglieria ferrarese. Ippolito ordinò il fuoco contro le navi nemicheed esse furono distrutte.
Risvolti in Polesine
Il conflitto ebbe una notevola rilevanza negli sviluppi culturali e politici nel Polesine. Lendinara, per esempio, ospitò fino al 1509 le famiglie cacciate da Firenze, Verona e Bergamo. Il paese visse nell’area estense con caratteristiche e influssi profondi. Sotto la guida dei Signori Nicolò, Lionello, Borso ed Ercole d’Este, la città assaggiò l’umanesimo e visse il periodo più prolifico della sua storia. Con il possesso veneziano di Lendinara, il paese divenne uno dei centri più importanti del Polesine. Ebbe una grande crescita a livello architettonico e urbanistico. Canda fu soggetta alla dominazione estense fino al 1516. Con il Trattato di Noyon passò sotto l’influenza veneziana. Precedentemente, con il dominio estense fu soggetta alla giurisdizione del castellano di Castelguglielmo, mentre con i veneziani divenne un feudo della famiglia patrizia dei Calbo.
Con il possesso veneziano continuarono i lavori di bonifica. Alla fine del Quattrocento furono ultimati i “retratti” di Frasinelle, Frattesina, Pincara. Ai Rettori delle diverse città fu chiaro che la sistemazione idraulica del Polesine fosse fondamentale per il risanamento del territorio. Esso giocava un ruolo fondamentale nell’economia agricola della Serenissima, grazie soprattutto ai fiumi, importanti per gli sviluppi commerciali.
-Foto in evidenza di Ivan Baracco