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Dalla Candelora all’Estate, i calendari popolari

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Abbiamo accennato, in un altro articolo, al lunario contadino, che serviva ai nostri nonni per orientarsi al meglio con il lavoro dei campi. Oggi continuiamo il nostro viaggio, proseguendo fra mesi, santi e credenze. Dalla Candelora all’estate. Il giorno della Candelora, poi, aveva un particolare significato: “Con la Canderola da l’inverno semo fora, ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro” (2 febbraio) inoltre “Se gh’è neve a san Romualdo (7 febbraio) l’agosto sarà caldo”. Nel calendario popolare, la Candelora cade il 2 febbraio. In questo giorno viene ricordata la Presentazione di Gesù al tempio ed anche la Purificazione di Maria. Il termine deriva dal fatto che con questa ricorrenza si benedicono particolari candele sulle quali è impressa una piccola immagine della Madonna con il Bambino in braccio. I devoti le conservano nelle proprie case, durante l’anno vengono accese. Ad esempio in occasione di gravi malattie in famiglia e per scongiurare i pericoli legati ai temporali.

Dalla Candelora all’estate

Il mese di marzo vede, finalmente, l’arrivo della primavera. Ecco quindi: “San Benedetto con la rondine sotto il tetto”. Sono sempre meno però, purtroppo, questi uccelletti che volteggiavano tutta l’estate intorno ai casolari. Tutti presi nell’allevare i loro piccoli in nidi di fango e pagliuzze, ancorati nei cornicioni o nelle travi di stalle e cantine. Anche San Benedetto ha dovuto comunque rinunciare al suo 21 marzo. Con la nuova riforma liturgica, infatti, la sua commemorazione è stata spostata l’11 di luglio. Marzo, si sa, riserva qualche sorpresa nelle condizioni climatiche. Si dice sia pazzerello perchè portato ai “cambiamenti di umore”. Si passa dal piacevole tepore a venti anche pungenti, da pioggerelline ad acquazzoni, fino anche a qualche nevicata.

I modi di dire, per Marzo, sono infatti diversi: 
Marzo marzon, marzo sventolon,
Da marzo un piè calzà e uno descalzo,
A marzo ogni mato va descalzo, 
Se te gà un bel zoco (grosso pezzo di legno), tienilo par marzo (per riscaldarti), 
La neve marzolina la dura da la sera a la mattina.

L’alternarsi delle stagioni

Per il resto dell’anno ci sono alcuni modi di dire che portano alle date fondamentali nell’alternarsi delle stagioni. Si diceva, ad esempio, che: “Le giornate non le fa un salto se non te va da un San Giovanni all’altro”. I due Giovanni in questione sono: il Battista (23 giugno) e l’Evangelista (27 dicembre). Essi richiamano i due giorni corrispondenti, indicativamente, ai solstizi quello d’estate e quello d’inverno. Per quest’ultimo fa anche riferimento a: “Santa Lucia la notte più lunga che ci sia”, detto legato al fatto che il 13 dicembre era il giorno del solstizio invernale prima della riforma del calendario. Voluta, quest’ultima da papa Gregorio XIII nel 1582.

D’estate è essenziale la pioggia per il buon esito dei raccolti. Tanto che: “A Sant’Anna (26 luglio) la piova l’è na mana e da la Madonna (15 agosto, Maria Assunta) l’è ancora bona”. E’ importante però che non piova il 29 settembre in quanto: “Se l’angelo Michele se bagna le ale piove fin a Nadale”. Prima dell’arrivo dell’inverno ecco un altro mantra: “L’estate di San Martin (11 novenbre) che dura un dì e un fiatenin” e ben presto giunge il nostro “San Bellin (26 novembre) con la neve sul camin” che porta, inevitabilmente, verso il freddo. Ma c’è anche “Sant’Adrea (30 novembre) che ciapa el porco par la sèa (setola)”. L’uccisione del maiale garantiva un po’ di tranquillità nel sostentamento in questa ultima fase dell’anno e oltre, fino alla Quaresima, quando iniziava a riprender vita l’atteso sentore della primavera.

Fonte: ViaVai.

Dalla Candelora all’Estate, i calendari popolari ultima modifica: 2020-05-06T13:39:50+02:00 da Alessandro Effe

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