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Il Polesine e le bonifiche – Una storia millenaria di conquista delle terre

Polesine Bonifiche

Osservare il nostro territorio dal punto di vista delle opere di bonifica che lo hanno interessato, significa ripercorrere una storia millenaria fatta di tanti avvenimenti e grandi opere frutto dell’ingegno umano. Le bonifiche in Polesine si susseguirono sostanzialmente in quattro grandi periodi.

Dai primi insediamenti alla Repubblica Veneta

Il primo periodo risale addirittura all’Età del Bronzo, cinquemila anni fa. Si trattò di una bonifica “di sopravvivenza”, fatta per strappare la terra dalle acque. In questa fase, fra XII e X secolo a.C., sorsero i primi insediamenti, tra i quali Frattesina (Fratta Polesine), Villamarzana e San Martino di Venezze. In epoca romana il territorio fu poco per volta risanato e risistemato grazie a robuste arginature dei corsi d’acqua e a una prima bonifica scientifica e sistematica. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente il Polesine è stato abbandonato per circa cinque secoli.

Il secondo periodo di grandi bonifiche coincide con l’arrivo dei Benedettini. Il loro metodo permise agli abitanti di guadagnare terre da coltivare. Intervennero in un territorio fatto di numerose aree paludose, acquitrini e corsi d’acqua privi di arginature.  La loro azione venne poi ripresa prima dagli Estensi nel ‘400 e successivamente dai Veneziani nel ‘500.

Nel 1530 la Repubblica Veneta istituì il Magistrato delle Acque e nel 1556 il Magistrato dei Beni Inculti destinato alla bonifica dei terreni. Nel 1600 il “magistrato Eccellentissimo delle Acque” cercò di regolare definitivamente il deflusso delle acque. In questo periodo vennero portate a regime tante derivazioni dell’Adige che furono trasformate in navigli: il più noto è l’Adigetto. Tra le varie iniziative prese vi furono anche i tagli fluviali, attuati dai Veneziani dal XVIII secolo. Un esempio fu il taglio del meandro di Pettorazza, iniziato nel 1782 e durato circa un anno. L’Adige in quel punto presentava una grande volta di circa tre miglia di circonferenza e mezzo miglio di diametro. La rettificazione del corso dell’Adige migliorò la situazione idraulica della zona.

La Repubblica Veneta cadde nel 1797 e l’amministrazione e la gestione idraulica passarono prima sotto il dominio napoleonico e poi sotto quello austriaco.

La meccanizzazione delle bonifiche

Il terzo grande periodo della bonifica va dalla metà dell’800 alla metà del ‘900. Le prime idrovore e le prime macchine a vapore permisero di prosciugare migliaia di terre paludose. La forza animale lasciò progressivamente il posto alla forza del vapore, un passaggio che segnò una rivoluzione nell’agricoltura veneta e polesana. In questa epoca furono attivi (già da alcuni secoli prima) molti consorzi, oggi soppressi. Ricordiamo, fra i vari, il consorzio Valdentro e Medio Polesine, il consorzio Campagna Vecchia Superiore, il consorzio Basso Polesine e il Consorzio speciale di Bonifica dell’Alto e Medio Polesine fra Canal Bianco e Adigetto.

Polesine e bonifiche

Polesine e bonifiche

Foto: adigeuganeo.it e rivista.fondazionecarife.it

Oggi è in funzione il Consorzio di bonifica Adige Po (istituito nel 2010). In esso sono confluiti il Consorzio di Bonifica Padana Polesana ed il Consorzio di Bonifica Polesine Adige Canalbianco (riconosciuto d’interesse locale dalla Regione nel 2009). L’ultimo grande periodo di bonifica coincide con gli anni ’70 del secolo scorso quando la competenza delle opere di bonifica passa alle Regioni. Si assiste al potenziamento delle idrovore e al recupero dei danni causati dalla subsidenza (il graduale abbassamento del territorio, dovuto soprattutto alle trivellazioni degli anni ’50 per le estrazioni di metano dal sottosuolo).

Polesine e bonifiche

Foto: Tommaso Ferrari

I manufatti idraulici

Tra i manufatti più interessanti e più utilizzati nei secoli scorsi per il drenaggio dei nostri territori, spiccano le cosiddette botti idrauliche. Erano costruzioni solitamente in muratura attraverso le quali si faceva passare un corso d’acqua sotto un altro corso d’acqua. Il canale scendeva sotto terra, superava un ostacolo posto in superficie e riemergeva proseguendo nel suo corso.

Una delle più grandi botti idrauliche del Veneto, e del Polesine in particolare, e la Botte Paleocapa, nota anche come la “Bota”. Prende il nome dall’ingegnere e politico Pietro Paleocapa (1789-1869) che ne ha proposto la realizzazione. La costruzione effettiva della botte venne compiuta dall’ingegner Filippo Lanciani tra il 1877 e il 1901. Si tratta di una botte a sifone in un unico corpo murale, a tre canne, lunghe circa 50 metri. Ha la funzione di sottopassare le acque dell’idrovora Fossa di Polesella e di scaricare le acque di bonifica nel Collettore Padano Polesano.

Polesine e bonifiche

Foto: Tommaso Ferrari

In prossimità della Botte Paleocapa sorge la Botte Pignatin i cui resti sono ancora oggi visibili. Il 12 maggio 1562 il Magistrato Veneto sopra i Beni Inculti ne deliberò la costruzione poi compiuta nel 1566.

Anche se facente parte del comune di Cavarzere in provincia di Venezia, è nota in Polesine la località Botti Barbarighe. Il toponimo rimanda a una delibera del 1556 della Repubblica Veneta riguardante la bonifica della Valle di Santa Giustina “nel Polesine di Rovigo […]”. Il progetto prevedeva la realizzazione di una botte che sottopassasse l’Adigetto, facendo defluire le acque nel canale Dosa per condurle poi all’Adige. La realizzazione dell’opera fu curata probabilmente da Agostino Barbarigo, capitano di Padova “destinato allo stabilimento delle cose di Rovigo”.

La bonifica, un’azione da tramandare

A Taglio di Po si trova il Museo Regionale della bonifica Cà’ Vendramin, realizzato a fine anni ’60 nell’ex impianto idrovoro dismesso. Presso il museo si possono visitare antichi macchinari come caldaie a vapore e pompe centrifughe, costruiti a inizio ‘900 per il prosciugamento dell’isola di Ariano. Sono presenti inoltre una vecchia officina per la manutenzione degli impianti e l’archivio storico degli enti di bonifica presenti nel delta del Po. Una parte del museo è adibita a centro studi destinato al “Laboratorio Internazionale Delta e lagune”.

Polesine e bonifiche

Foto: bur.regione.veneto.it

 

Fonti: Garbato S. (2008), Rovigo. I luoghi e il tempo; Saltini A. (2005), L’epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio; adigeuganeo.it

Foto copertina: regione.veneto.it

Il Polesine e le bonifiche – Una storia millenaria di conquista delle terre ultima modifica: 2018-12-07T11:27:06+01:00 da Tommaso Ferrari

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