La rotta dell'Adige e la massiccia emigrazione polesana di fine '800

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La rotta dell’Adige del 1882 e la massiccia emigrazione polesana di fine ‘800

rotta dell'adige

Il Polesine è sempre stata terra d’acque. Ci scorre il grande fiume, l’Adige e, tra le peculiarità del territorio vi sono i gorghi. Non sempre questi grandi spettacoli della natura hanno portato notizie liete a questa terra, sempre però, nel bene e nel male, l’hanno caratterizzata. Tra queste le varie piene e le “rotte”. Una delle più terribili è quella dell’Adige del 1882. Precipitazioni eccezionali e continue avevano reso precari gli argini del fiume che la notte del 18 settembre del 1882, ruppe in più punti, a Ca’ Morosini ed a Masi. Il fiume mangiò in un sol boccone 300 metri di argine e scavò un gorgo profondo 20 metri, disalveandosi e riversandosi nelle campagne con furia distruttiva.

La “rotta” del 1882

Tutto il territorio fra il Po ed il Canalbianco fu invaso dalle acque e solo il taglio della Fossa di Polesella consentì lo sfogo della massa d’acqua e detriti e la risoluzione del problema. Rovigo ed il territorio compreso fra Adige e Canalbianco si salvarono ma il bilancio della rotta fu disastroso. Per l’opera di scolo furono necessari 192 giorni di lavori durante i quali innumerevoli famiglie rimasero accampate su argini e campagne circostanti. Per sette mesi rimasero sotto la massa limacciosa oltre 68.000 ettari di terreno. Il bilancio era disastroso : 352 case crollate, 8000 danneggiate, 85.000 persone senza tetto. Il taglio della Fossa di Polesella e la successiva bonifica delle valli Veronesi aggravarono la situazione idraulica polesana, impattando enormemente anche su quella sociale.

Sappiamo già che, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, l’attività più accostabile all’industria in Polesine era quella della molitura. Dal censimento effettuato nel 1871 era venuto fuori che la popolazione residente in Polesine arrivava a quota 200.853 unità. Una società fondamentalmente “statica”, legata alla terra ed al territorio (come ebbe modo di scrivere Gabriele De Rosa). Ebbene tra il 1876 ed il 1900 ben 63.000 persone emigrarono in Sud America (a non voler contate gli emiganti clandestini). Sempre il De Rosa scrive “in una società statica come quella Polesana l’emigrazione è stata il più grande fatto rivoluzionario delle campagne negli anni neri dell’economia italiana”.

La massiccia emigrazione

rotta dell'adige

Le cause della massiccia ondata migratoria sono facilmente intuibili ed hanno come uno dei fattori cardine proprio la “rotta” dell’Adige che abbiamo descritto di sopra. Il prefetto Mazzi ebbe a scrivere, in risposta ad una indagine ministeriale che indagava sul fenomeno “la miseria, l’abbondanza delle braccia in confronto alla domanda di lavoro e il succedersi di annate scarse di raccolti”. Questa relazione risale al 1882, pochi mesi prima della “rotta” che contribuì in maniera esponenziale all’aggravamento della situazione.

Oltre a questo vi erano promesse più o meno chiare e più o meno mantenute dei governi sudamericani o degli agenti all’emigrazione da questi deputati. Si pensi che nel 1886 il governo brasiliano offriva il viaggio transoceanico gratuito promettendo ricchezza sicura nelle piantagioni di caffè. Gli effetti furono da subito tangibili. L’incidenza dell’emigrazione sulla popolazione residente toccò, nel 1891 la percentuale del 8%. Le maggiori partenze Polesane erano registrate soprattutto da Buso, Sarzano, Villadose, Stienta, San Martino di Venezze, Castelguglielmo. Tuttavia fu ben presto chiaro che le frodi erano frequenti e soprattutto per quanto riguarda il governo brasiliano, alla fine dell’800 molti emigranti si trovarono senza sistemazione e con non poche difficoltà lavorative. Fu anche per questo motivo che dopo il ‘900 il fenomeno migratorio ebbe come indirizzo i più “vicini” paesi d’oltralpe.

 

Fonte, Foto: Rovigo ed il Polesine tra ‘800 e ‘900, fondazione Paolo Cresci, Remocontro, Wikipedia.org

La rotta dell’Adige del 1882 e la massiccia emigrazione polesana di fine ‘800 ultima modifica: 2018-11-20T09:57:01+01:00 da Alessandro Effe

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