Prima guerra mondiale: il Polesine tra il 1915 e il 1918

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La Prima Guerra mondiale in Polesine

Casa del soldato a Rovigo

Ogni manuale di storia contemporanea tratta la Prima guerra mondiale. Eventi e date, nomi e luoghi si susseguono tra le righe dei libri. Italia, Germania, Francia, Austria ecc. vengono citate a non finire. Eppure, tante volte, conosciamo (a grandi linee) cos’è successo in quei fatidici anni che hanno cambiato il mondo ma non siamo al corrente di ciò che è accaduto vicino a noi. Nella nostra terra, nel nostro paese, il Polesine. La maggior parte di noi porta con sè i racconti dei propri nonni. Per tutta l’infanzia ci hanno intrattenuto con aneddoti ed episodi a cui hanno assistito. Certo la Prima guerra mondiale sembra molto lontana. In fin dei conti è trascorso un secolo dalla sua fine. Ma cos’è successo dopo? E soprattutto cos’è accaduto alla nostra terra Polesana?

La guerra in Polesine

Il 24 maggio l’Italia entra in guerra. Il paese si ritrova a fare i conti non solo con la guerra stessa (diventa chiaro che non sarà per niente corta) ma anche con il “fronte interno”. Con la frattura creatasi tra neutralisti ed interventisti. Ogni azione infatti iniziò ad essere vissuta in relazione al conflitto. Nella vita pubblica un ruolo importante fu giocato dai comitati di preparazione civile. Questi sono organismi presenti nei vari comuni che amministrano l’assistenza alla popolazione. Tali comitati erano oggetto di contrasti per evitare che il controllo fosse assunto dai neutralisti. Ne è un esempio il comitato di Occhiobello che fu accusato dal “Corriere del Polesine” insieme all’amministrazione occhiobellese di scarso interventismo.

Sul piano economico la guerra era vantaggiosa per i gruppi siderurgici e meccanici. La corsa all’affidamento delle forniture portò con sè episodi di corruzione e frodi. Uno dei più famosi fu quello della Società Molini Veneto Emiliani che coinvolse gli stabilimenti delle province di Rovigo, Ferrara e Bologna. La frode, derivava dall’ utilizzo di materie scadenti o avariate. Le partite  venivano consegnate così da trattenere per lo stesso peso farina buona. La qualità del pane destinato ai soldati era scadente. Vennero arrestati due amministrativi di Rovigo e Ferrara esponenti della “Democrazia”. Facenti parte della società c’erano anche l’avv. Pozzato Italo, ex deputato repubblicano di Rovigo e il prof. Pietro Sitta di Ferrara.

Le case del soldato, il tribunale e l’ossario rodigino.

Durante la prima guerra mondiale il manicomio di Rovigo fu usato come ospedale militare

Ph. Andrea Fusaro

A Rovigo vennero inizialmente istituiti quattro ospedali militari. Successivamente anche i padiglioni dell’Ospedale psichiatrico furono adibiti allo stesso scopo. Venne anche istituita, sempre a Rovigo, la “Casa del soldato“. Queste costruzioni furono un “tentativo di porre rimedio ad alcune carenze dell’esercito e dello Stato nel campo dell’assistenza, dell’igiene ecc. al fine di consolidare lo spirito dei militari e del “fronte interno”. La casa fu inaugurata il 7 agosto, giorno della morte del primo caduto rodigino: il sottotenente ing. nob. Sinesio Cappello. Il “Corriere”, riportando questa notizia, commette un errore in quanto il primo rodigino caduto è Alessandro Vetturi (elenco pubblicato il 20 settembre 1916).1

Rovigo e la sua provincia non erano “zone di guerra” inizialmente.Vi transitavano comunque reparti militari diretti in Friuli, soldati che venivano trasportati negli ospedali e prigionieri austriaci. Il 24 settembre 1915 venne inaugurato il tribunale di guerra, presso l’assise di Rovigo, per giudicare i reati dei militari, per lo più disertori. I casi di diserzione sono molto numerosi, indice di un’esperienza militare assolutamente estranea all’indole dei soldati che possiamo appunto intendere come “fanti contadini”. Al contrario, la presenza di questi è anche indicativa circa la tenacia italiana alla sopravvivenza e di come queste persone abbiano fatto del loro meglio nonostante tutto.2

I militari Rodigini erano sepolti in fosse singole, numerate all’interno dell’attuale Cimitero Cittadino. Nella decade successiva si rese necessario riesumare le salme dei Caduti per esigenze di spazio. il 1° settembre 1930 il Podestà di Rovigo deliberava la costruzione di 1010 loculi e di 240 colombari. L’ossario di Rovigo fu probabilmente il primo “sacrario” a divenire “ufficiale” (legge n°877 del 12 giugno 1931). Oggi, purtroppo, questo luogo riversa in condizioni per nulla appropriate.3

La fine della guerra

Dopo Caporetto, la provincia di Rovigo diviene meta di passaggio per soldati e civili. Questi si ritirano e fuggono dalla zona di guerra (dall’Isonzo al Piave) ormai in mano all’esercito austro-germanico. Trattasi di 300.000 soldati sbandati che diventano un problema sociale. I nuclei di profughi civili ospitati a Rovigo furono 1250 (3848 persone). La provincia di Rovigo diventa “zona di guerra” con la conseguente applicazione di rigorose misure di repressione. Vengono introdotte norme e provvedimenti sempre più severi alimentati da quella “caccia alle streghe” scaturita dalla sconfitta di Caporetto.

Gli uomini  arruolati, nel Polesine erano soprattutto contadini. I caduti polesani del conflitto ammontano, secondo l’Albo d’Oro Militare, a 3811. Secondo lo storico Alberto Burato però mancano ancora 1600 uomini all’appello. Infatti, come riporta la dott.sa Daniela Baldo, confrontando i dati forniti dai comuni le perdite ammonterebbero a 4618.4

Questa “Grande guerra” fu combattuta sul campo, in trincea, in cielo ma anche a tavolino, nelle sedi diplomatiche. Ripensando a questo evento, che vede per la prima volta l’Italia coinvolta in un conflitto di proporzioni mondiali, non posso esimermi dal ricordare i caduti. Giovani, giovanissimi chiamati alla armi. Morti, sacrificati come “carne da cannone” combattendo contro propri coetanei per una guerra che non era la loro. Fu la guerra delle prime volte. Venne introdotta l’aviazione come strumento militare. Furono impiegati i primi carri armati. Si fece ricorso alla chimica (aumentando drasticamente il tasso di mortalità), alla propaganda ecc. Ma qual’è il vero prezzo di questa avanguardia tecnologica? Cosa rimane a un secolo di distanza da questa carneficina? Abbiamo imparato la lezione? Una lezione che la storia ci insegna, che centinaia di libri ci raccontano, della quale dobbiamo fare tesoro perchè la memoria è tutto quello che abbiamo.

Riferimenti

1Il percorso interrotto della democrazia, Livio Zerbinati
2Ibidem
3pietredellamemoria.it/pietre/ossario-militare-di-rovigo
4Convegno Sarajevo 1914: pace infranta, Europa in fiamme

La Prima Guerra mondiale in Polesine ultima modifica: 2018-12-29T11:22:44+01:00 da Marco Bardelle

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