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La Rotta del Pinzone, il cambiamento dell’alveo dell’Adige

Rotta del pinzone

La Rotta del Pinzone è un’altra delle rotte che hanno disastrato il Polesine. Essa fu tanto violenta da disalveare l’Adige. Come per la Rotta della Cucca, quasi cinquecento anni addietro. Sappiamo che, nel 1736, il Conte Silvestri, archeologo ed eminente storico, pubblica un ambizioso trattato : “Istorica e geografica delle antiche paludi Adriane”. Ad inquadrarla bene, l’opera può essere considerata come uno dei primi tentativi di ricostruire con il rigore che è proprio della storia, la lunghissima e complessa storia idrografica del Polesine. Dentro l’opera vi è l’annotazione delle maggiori inondazioni che si sono susseguite in Polesine a partire dall’età Romana. Terra, il Polesine, allo stesso tempo afflitta e benedetta dall’acqua, circondata com’è (e come sappiamo) da due dei maggiori fiumi italiani.

I disastri dell’acqua in Polesine

“...registrare l’antico corso d’alcuni fiumi, i quali ne’ tempi antichi bagnavano questo paese; e come i due fiumi Adige, e Po sieno passati con le loro esalveazioni a questa parte, ed abbiano convertita questa provincia, rinserrata tra mezzo a’ loro alvei, in figura di penisola, e perciò da’ geografi riconosciuta sotto il nome di Polesine di Rovigo…“. Nelle virgolette, le annotazioni che giustamente ritiene di dover fare il Conte Silvestri. Perchè se è vero che il Po non ha fatto mancare le alluvioni, è altresì vero che l’Adige è altrettanto responsabile di parecchi disastri. Qui, nel libro, si fa riferimento alla Rotta della Cucca, la terribile alluvione del VI secolo di cui il Conte narra rifacendosi a sua volta al libro dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono.

Rotta del pinzone

Un episodio leggendario e controverso, almeno stando ai recenti studi che ne hanno messo in dubbio non tanto l’esistenza quanto l’effettiva gravità. E d’altronde, la ricostruzione idrografica del Polesine è un’impresa molto complessa. Così tanto che è assolutamente plausibile e giustificata la cautela di molti addetti ai lavori. Quello che è certo è che i rapporti su disastri ed esondazioni non mancano di certo. Uno dei più accreditati è il monumentale “Saggio sulla storia civile, politica, ecclesiastica e sulla corografia, e topografia degli Stati della Repubblica di Venezia”, dell’abate e storico Cristoforo Tentori. Anche quest’ultimo si sofferma sulla Rotta del Pinzone, del X secolo.

La Rotta del Pinzone

La Rotta fu tanto violenta da disalveare il fiume Adige. “correva il fiume Adige incassato ne’propri argini, quando dopo molti anni d’una placida quiete, gonfiato da molte piogge, e dalle nevi liquefatte ne’ monti, uscito dal proprio alveo produsse una terribile rotta nel luogo allora detto il Pizzone”. La località rappresenta il nucleo originario di quella che oggi è conosciuta come Badia Polesine. La data che viene, dai più, data per certa è quella del 950, anche se pare che già nel 944 il disastro si fosse già verificato. Oltre 20000 ettari di terreno vengono allagati e le vittime, putroppo, non è possibile conteggiarle.

Rotta del pinzone

L’impeto delle acque è tale che gli abitanti, per non soccombere, sono costretti a scavare in fretta un nuovo alveo per l’Adige e, in corrispondenza della Rotta i comuni di Badia, Lendinara e Rovigo, innalzano una palizzata per regolarizzare la portata del nuovo alveo. Fino alla Rotta della Malopera, sarà questo il corso principale dell’Adige.

Fonti: Istorica e geografica delle antiche paludi Adriane, La regolazione dell’Adige nel XVIII Secolo. Foto: Veneto, Pescareonline.

La Rotta del Pinzone, il cambiamento dell’alveo dell’Adige ultima modifica: 2019-09-12T11:20:12+02:00 da Alessandro Effe

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