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La rotta della Cucca, una nuova idrografia in Polesine

La rotta della cucca ha modificato l'idrografia fluviale di tutto il basso veneto

Il Polesine è terra tra due fiumi. Da una parte l’Adige e dall’altra il Po. Non sempre queste due magnifiche entità sono state magnanime col territorio. Vuoi perchè, storicamente, si è ricorsi ad allagamenti mirati in tempo di guerra e vuoi a causa di calamità naturali, essi hanno segnato irrimediabilmente la storia del Polesine e del Basso Veneto in generale. Non bisogna infatti dimenticare che sono due tra i fiumi più importanti della nostra Penisola. Uno, addirittura, partendo dal Piemonte è il più lungo d’Italia, il quinto in Europa (Russia esclusa) per portata, dopo Danubio, Reno, Rodano e Nipro. Un fiume che bagna tre capoluoghi (Torino, Piacenza, Cremona), ne lambisce altri e segna, per lunghi tratti, le linee di confine tra la Lombardia e l’Emilia-Romagna e che, per la maggior parte, scorre sul territorio pianeggiante che ha il nome di Pianura Padana.

La rotta della Cucca

In conseguenza alla rotta della Cucca l’Adige rimase disalveato per interi secoli. La Cucca che dà il nome alla rotta è l’attuale Veronella, presso la quale, anticamente passava un meandro dell’Adige ,oggi abbandonato. Oggi si è tesi a dar minore importanza a questo singolo evento. Si pensa che gli sconquassi avvenuti nel basso Veneto siano più da attribuire a un generale peggioramento delle condizioni climatiche avvenuto tra il VI e l’VIII secolo. A questo si aggiunge la scarsa manutenzione dei fiumi conseguente alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Di certo vi è che questo evento causò enormi cambiamenti.

Secondo molti storici, infatti, essa è la causa principale dello sconvolgimento idrografico che nel VI secolo modificò in modo sostanziale il panorama fluviale di tutto il Basso Veneto. La piena, e la successiva rotta, è senza dubbio opera di eventi atmosferici eccezionali. Non è certo il frutto di errate manutenzioni o, come nei teatri di guerra, di attività dolose. Ricordiamo infatti che, durante le dominazioni del Polesine, molto spesso i fiumi furono colpevolmente fatti allagare per contenere o respingere gli attacchi.

Paolo Diacono e la descrizione del disastro

Il 17 ottobre 589 una piena eccezionale causa lo straripamento dell’Adige. La descrizione del disastro è tutta nel capoverso 23 del libro III dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono. “un diluvio d’acqua…che si ritiene non ci fosse stato dal tempo di Noè. Furono ridotti in rovina campagne e borghi, ci furono grosse perdite di vite umane e animali. Furono spazzati via i sentieri e distrutte le strade. Il livello dell’Adige salì tantissimo. Fino a raggiungere le finestre superiori della basilica di San Zeno martire, che si trova fuori le mura della città di Verona. Anche una parte delle mura della stessa città di Verona fu distrutta dall’inondazione“.

Questo ha causato l’abbandono delle terre che erano state bonificate in epoca classica. Rilevante in questo contesto fu anche la scelta longobarda che, in guerra con l’Esarcato di Ravenna, lasciò l’Adige disalveato così da creare paludi come protezione al confine naturale. Il termine Polesine (Il nome Polesine deriva dal latino medievale pollìcinum o polìcinum ossia “terra paludosa”), nacque in quel periodo e venne ad indicare l’attuale provincia di Rovigo e parte dell’attuale provincia di Ferrara, in quanto il corso principale del Po all’epoca passava più a sud e corrispondeva all’attuale Po di Volano.

Fonte: Ditv. Foto: Accademiadeisensi, MeteoWeb, DalVenetoAlMondo.

La rotta della Cucca, una nuova idrografia in Polesine ultima modifica: 2019-08-23T11:55:53+02:00 da Alessandro Effe

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