Le corti rurali – Il modello insediativo in Polesine tra XVI e XX secolo

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Le corti rurali – Il modello insediativo in Polesine tra XVI e XX secolo

corti rurali Polesine

Il Polesine conserva ancora oggi una forte vocazione rurale. La maggior parte del territorio della provincia è destinato ad uso agricolo e presenta testimonianze del suo patrimonio architettonico rurale. Le corti rurali sono parte integrante del paesaggio polesano e costituiscono la traccia visibile della millenaria tradizione contadina che contraddistingue le nostre terre. Tipologia edilizia molto diffusa, costituiscono un perfetto connubio tra abitazione e azienda agricola.

L’edilizia contadina

Le case rurali più antiche risalgono all’incirca al XVI secolo e furono realizzate esclusivamente per far fronte ad esigenze produttive agricole. Erano il frutto di un’architettura spontanea, vale a dire di pratiche acquisite per tradizione, e quindi non basate su un modello architettonico rilevante. Nell’edilizia rurale quasi mai si impiegavano figure professionali come progettisti o direttori dei lavori. Il prodotto finale, ovvero l’edificio, era frutto esclusivamente del lavoro spontaneo delle maestranze locali.

Realizzare queste costruzioni in passato comportava l’impiego di notevoli quantità di pietra, ferro e legname. Bisognava fabbricare e posare mattoni, operazioni che richiedevano abilità manuale aiutata solo da pochi mezzi e strumenti rudimentali.

L’architettura contadina è stata quasi sempre refrattaria all’evolversi dei tempi. I metodi di costruzione e di distribuzione degli edifici sono stati tramandati di generazione in generazione senza particolari cambiamenti nel tempo.

corti rurali Polesine

Foto: Maurizio Chieregato

La casa rurale nel Polesine era composta essenzialmente da due parti. Una era destinata all’abitazione dei contadini, alla quale poteva aggiungersi quella del fattore e del padrone. L’altra era la parte produttiva dello stabile. Vi si collocavano ambienti per gli animali, per l’immagazzinaggio delle scorte e servizi come il lavatoio, il forno per il pane e il pozzo.

Oggi queste costruzioni sono perlopiù in disuso. Diverse hanno subito ristrutturazioni conservando soltanto la parte abitativa dell’azienda agricola. Altre sono state riconvertite a un uso diverso, come ad esempio gli agriturismi. Queste ultime sono forme di ricettività turistica tipiche della nostra provincia, strettamente connesse alle tradizioni e agli usi agricoli.

corti rurali Polesine

Foto: Tommaso Ferrari

Le corti rurali fulcro della vita familiare ed economica

Le corti erano una tipologia edilizia diffusa soprattutto nel Medio Polesine. Si componevano delle parti abitative del proprietario e dei lavoratori, e dei locali utili al funzionamento e alla produttività del complesso rurale. Si trattava di forme “ad elementi separati”, tipiche nel caso di un’azienda agricola di estensione solitamente superiore a 20 ettari.

L’azienda nel suo complesso si chiamava solitamente campagna. Il proprietario la conduceva direttamente e, di norma, abitava in una propria casa, solitamente staccata dalla dimora del boaro (il lavoratore salariato).

Solitamente si distinguevano due tipi di corte, a seconda delle dimensioni. La corte grande era a forma quadrangolare con gli edifici disposti attorno all’aia e vicine le abitazioni dei salariati e degli operai agricoli. La corte medio-piccola era anch’essa di forma quadrangolare con i locali disposti attorno all’aia e una siepe o un orto a completamento.

Modello tipico di una corte

L’abitazione del padrone si componeva di due piani, era costruita con mattoni cotti e il tetto a coppi, a due spioventi. Attraverso un piccolo cancello in legno (portelo) si entrava nel portego (l’atrio d’ingresso). Da lì si apriva da un lato la porta della cucina, dall’altro la porta che conduceva alla scala per il piano superiore. La cucina era molto spaziosa, aveva il pavimento generalmente in mattoni o mattonelle d’argilla cotta, il soffitto a travi e le pareti ben intonacate. Una parete era occupata da un ampio focolare (carattere tipico della casa polesana).

Sul lato posteriore della casa si trovavano il granaio, la camera-dispensa (camerassa) e la cantina. Al piano superiore stavano le camere da letto con il pavimento solitamente in tavolato.

Se la casa era sufficientemente vasta, da una stanza del piano superiore o del pianterreno vi si ricavava il granaio.

Sul fronte della casa si estendeva l’aia di forma rettangolare, realizzata nella maggioranza dei casi in mattoni. Nell’aia un tempo si batteva la canapa e si intrecciava l’aglio e si stendevano ad asciugare i raccolti come il frumento e il granturco. Durante l’inverno veniva ricoperta di pula per evitare spaccature dovute al freddo. Sul fondo dell’aia si posizionava una catasta di legna (zocarà) esposta in pieno sole.

A fianco dell’aia si trovavano il forno a legna, la lisiara (lavatoio) per il bucato, la porcilaia, il forno e la stalla.

La stalla aveva sopra di sé il fienile col tetto a due spioventi. Uno dei due spesso si prolungava a formare il porticato dove entravano i carri con il fieno. Il pavimento della stalla era fatto di mattoni disposti a coltello per evitare lo sdrucciolamento. Le porte erano separate l’una dell’altra da tramezze di legno. Separato dalla stalla c’era poi uno stallino per il cavallo.

Alcuni esempi sul territorio

Come detto, diverse di queste costruzioni sono oggi in disuso o parzialmente ristrutturate e utilizzate solo come abitazioni. Non mancano, comunque, diversi esempi di antiche corte rurali di assoluto pregio distribuite sul territorio polesano.

La Tenuta Castel Venezze si trova a San Martino di Venezze. È una dimora cinquecentesca che sorge sulle rovine di un antico castello medievale distrutto intorno al 1100 durante le battaglie tra ferraresi e veneziani. Il parco che circonda la tenuta è attraversato dalla strada originale in pietra che nel medioevo collegava Padova e Ferrara. L’ala est del corpo centrale della corte costituiva, all’epoca, il confine fra i territori estensi e la Serenissima.

La Palazzina a Frassinelle Polesine è una dimora datata intorno ai primi del XVII secolo.

La Tenuta Ca’ Zen a Taglio di Po è una delle ville venete censite nel patrimonio della Regione. Fu costruita all’inizio del ‘700 dagli Zen, famiglia di patrizi veneziani all’epoca arrivata nel Delta a colonizzare la campagna.

La Tenuta Goro Veneto ad Ariano nel Polesine è un ex fortino della Repubblica di Venezia risalente al 1730, successivamente trasformato in dimora padronale.

La corte Principe Pio (dal nome dell’antica famiglia che realizzò la tenuta) si trova a Crespino ed è stata restaurata di recente. Nonostante molte indagini compiute sul manufatto non si hanno notizie dell’anno della sua costruzione. È di particolare interesse per la presenza di un affresco ottocentesco ben conservato.

La Tenuta Giarette a Porto Tolle risale ai primi del ‘900. È composta da quattro dimore rurali. Vi si può trovare, ancora perfettamente conservato, l’essicatoio del riso e dell’erba medica.

Fonti: Cavriani M. (1991), La casa rurale nel Polesine; Zunica M. (1991), La civiltà del lavoro industriale nel Polesine (1870-1940); veneto.eu

Foto copertina: Tommaso Ferrari

Le corti rurali – Il modello insediativo in Polesine tra XVI e XX secolo ultima modifica: 2018-12-20T10:56:47+01:00 da Tommaso Ferrari

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